Regia: Delbert Mann (1955)
Dopo il loro primo bacio, Marty e Clara sono avvolti in un abbraccio, la faccia di lui tra i capelli di lei, quando sentono lo scatto di una porta che si apre: è la madre di Marty, finalmente tornata da casa di sua sorella. Sebbene sapessero che sarebbe presto tornata a casa, Marty e Clara sono colti di sorpresa. Marty fa un passo indietro, ponendo fine al loro momento di intimità.
"Ciao! Ciao!", saluta Teresa dalla cucina mentre entra in casa.
Clara la saluta con un sorriso, ma Marty sembra a disagio. Ha l'aspetto colpevole di un ragazzo colto da sua madre mentre sta facendo qualcosa di sbagliato.
"Ciao, Marty", dice Teresa entrando nella stanza. Guardando Clara, gli chiede: "Quando sei tornato a casa?"
"Siamo appena arrivati, circa dieci minuti fa, mamma" – risponde lui, poi continua con una presentazione formale – "Mamma, voglio presentarti la signorina Clara Snyder. Si è laureata alla New York University. Insegna chimica al liceo Benjamin Franklin!" È orgoglioso di lei.
"Siediti, siediti". Teresa saluta Clara gentilmente indicando la cucina con la mano. "Vuoi del pollo? Abbiamo del pollo nel frigorifero!"
"No, grazie, signora Piletti. Stavamo uscendo. Grazie lo stesso".
"Beh, siediti solo un minuto. Sono appena entrata in casa. Mi tolgo il cappotto”. Sorride a Clara con genuino calore. Sembra finalmente chiaro il fatto che Marty abbia portato una ragazza a casa.
"Come sei tornata a casa, mamma? Thomas ti ha dato un passaggio?"
"Certo"– gli risponde lei. A Clara spiega – "È una faccenda triste. Mia sorella Caterina, lei non va d'accordo con sua nuora, quindi verrà a vivere con noi".
"Oh, viene, mamma?"
"Oh, certo" – conferma lei. Quindi insiste – "Siediti, siediti. Marty, dille di sedersi".
"Puoi anche sederti un momento", dice a Clara che sembra davvero contenta.
"Hai offerto della frutta alla signorina?"
"Beh, gliel’ho offerta, mamma, ma lei non vuole niente", dice, mentre Clara si siede di nuovo sul divano.
Sono tutti seduti ora. Clara sembra piuttosto animata; Marty è ancora a disagio, con le mani incrociate sulle ginocchia. Teresa continua a parlare di sua sorella.
"È una faccenda molto triste, te lo dico io. Una donna di 56 anni, per tutta la vita ha avuto una casa propria. Ora è un’anziana che dorme sul divano della nuora". La telecamera si muove verso Teresa mentre si lamenta: "È una maledizione essere una madre, ti dico. I tuoi figli crescono e poi, a te cosa rimane da fare? Cos'è la vita di una madre, se non i suoi figli? È una cosa molto triste quando tuo figlio non ha posto per te nella sua casa".
Clara ascolta attentamente; Marty si guarda le mani.
"Non potrebbe trovare un qualche tipo di hobby per riempire il suo tempo?" suggerisce Clara, non capendo che Teresa sta effettivamente parlando di se stessa e del proprio futuro.
"Hobby? Ma cosa vuoi che faccia lei? Lei cucina e pulisce. Ma devi avere una casa da pulire, devi avere dei bambini per cui cucinare!"
Marty continua semplicemente a guardare giù. Questa serata è andata a rotoli velocemente.
"Questi sono gli anni terribili per una madre, anni terribili", dice Teresa, facendo eco alle amare parole di sua sorella.
"Non deve avere sentimenti troppo duri contro sua nuora" – dice Clara dolcemente – "Probabilmente vorrebbe anche lei avere una casa da pulire e dei bambini per cui cucinare".
"Non pensi che mia sorella Caterina debba vivere nella casa della nuora?"
"Beh, non li conosco" – inizia Clara esitante – "Ma, di regola, non credo che una suocera debba vivere con una giovane coppia". Questa era stata la posizione di Teresa in passato, ma ora la vede in una luce diversa.
"Dove pensi che debba andare una suocera?"
"Beh, non penso che una madre debba dipendere così tanto dai suoi figli per sentirsi gratificata nella vita".
"È questo che ti insegnano alla New York University? Nella vita reale non funziona così". Poi imita sua sorella e le sue parole di sventura puntando il dito minacciosamente: "Aspetta di essere madre".
"È sciocco da parte mia discutere di questo" – si scusa Clara – "Non conosco le persone coinvolte".
Almeno su una cosa Teresa ha ragione: senza una traccia di malizia, Clara sta esprimendo un punto di vista della classe media americana. Ma non è la prospettiva degli immigrati – almeno non la prospettiva delle madri immigrate.
C'è un silenzio imbarazzante. Marty si alza dicendo: "Mamma, si sta facendo tardi. Farò meglio a portarla a casa perché gli autobus passano solo una volta all'ora". Clara si alza al suo fianco.
"Certo", risponde Teresa.
"Buonanotte, signora Piletti. Sono molto contenta di averla incontrata. Spero di vederla di nuovo", dice Clara, educatamente.
"Certo", risponde Teresa tranquillamente, con un piccolo cenno del capo.
Marty pone fine all’incontro: "Va bene, mamma, torno tra un'ora, un'ora e mezza".
"Certo".
Partono. Da fuori schermo Clara esclama un'altra volta: "Buonanotte, signora Piletti!"
La madre di Marty guarda oltre la sua spalla e fissa il vuoto che hanno lasciato, come se fossero dei fantasmi. La macchina da presa stringe su di lei mentre mormora: "Buonanotte..."
Angie sta ancora camminando per le strade, in cerca di Marty. Gira la testa da una parte e dall'altra, cercando lungo i marciapiedi affollati. All'improvviso si ferma. "Ehi!" urla. Ecco Marty proprio dall'altra parte della strada, in piedi alla fermata dell'autobus, che parla con una ragazza.
Li vediamo sotto le scale della linea ferroviaria sopraelevata, un uomo è appoggiato al palo della fermata dell'autobus nelle vicinanze. Le ombre corrono attraverso il marciapiede.
"Ehi, Marty, ehi!" Angie urla e urla, a bocca spalancata, ma Marty è inconsapevole. Angie scatta attraversando la strada e finalmente Marty lo nota. Con un gesto del braccio lo invita a unirsi a loro.
Mentre Angie corre dall’altra parte della strada, chiede a voce alta: "Marty, dove sei stato, per l'amor del cielo? Ti ho cercato dappertutto!"
"Beh, io ho cercato dappertutto te, Angie, prima di andarmene, ma non sono riuscito a trovarti".
"Beh, io ho cercato dappertutto te", si lamenta di nuovo Angie.
"Quello che è successo, Angie, è che abbiamo pensato che avremmo fatto una passeggiata e abbiamo pensato che saremmo tornati subito. Ma ci siamo messi a parlare".
Mentre continuano a battibeccare, Clara rimane in silenzio, sorridente, sempre felice della sua serata.
"Ehi, ascolta, Angie, voglio che tu conosca Clara. Clara, questo è il mio migliore amico, Angie”. Clara guarda con entusiasmo Angie, ma Angie la ignora. Guarda soltanto Marty in cagnesco. A Clara, Marty dice: "Ti ho parlato di lui".
Clara chiede calorosamente ad Angie: "Come va?"
Angie le getta un’occhiata, la saluta con voce cupa e si rivolge subito a Marty.
Come se Clara non fosse nemmeno lì, Angie chiede: "Cosa facciamo adesso?"
"Beh, dovrebbero essere le una. Porterò Clara a casa".
"Vuoi che venga giù con te?"
"Per cosa?"
"È presto!" protesta Angie.
"Dev’essere l'una!" risponde Marty.
"È sabato sera, c'è ancora molta azione in giro".
"Beh, ascolta, Angie, per quando avrò riaccompagnato Clara e sarò ritornato a casa, saranno già le due. Domani devo alzarmi per la messa delle dieci".
"Okay, ci vediamo", Angie si volta e se ne va.
Marty è scioccato. "Ehi, Angie, dove vai? Ehi, Ange!" – ora urla lui, perché Angie è già lontano – "Ci vediamo domani dopo la messa, eh?"
Torna a rivolgersi a Clara e alza le spalle, perplesso. Non riesce a capire il comportamento del suo amico.
Proprio in quel momento l'autobus si ferma e salgono a bordo.
La prossima cosa che vediamo è che stanno camminando verso il caseggiato di Clara. Quasi ogni inquadratura in questa scena include una lanterna che sembra illuminare la loro strada.
Sono in piedi di fronte all'edificio. Clara si ferma e si volta verso Marty, che allunga la mano dicendo: "Bene, allora ci vediamo domani". Li vediamo delineati sulle forti linee orizzontali di un muro di mattoni.
Lei guarda la sua mano con sorpresa, ma poi la afferra, rispondendo con un sorriso: "Va bene".
"Eh, ti farò una chiamata circa alle undici, le undici e trenta, appena esco dalla messa".
"Bene" – dice, girandosi per guardare Marty mentre camminano verso le scale fino al suo edificio – "Farai meglio a chiamare intorno alle due e mezza perché, beh, non sarò di ritorno a casa dalla messa fino ad allora".
"Oh, va bene".
Proprio allora, una giovane coppia esce dall'edificio. La loro serata è appena iniziata? O forse è già in pieno svolgimento?
Marty si volta e guarda mentre passano. Quando si rivolge a Clara, che lo sta guardando direttamente in faccia, i suoi occhi sono vivi di sentimento. "Va bene, ci vediamo domani sera".
In piedi su un gradino, guardando in basso verso Marty, Clara dice felicemente: "Buona notte". Mentre lei si allontana, lui la fissa sbalordito. Quando finalmente se ne va, lui continua a guardare indietro, riluttante a lasciar andare il momento.
Clara sale le scale fino al suo appartamento in una rete di ombre, immersa nei suoi pensieri. Fuori dalla porta si ferma per un momento e poi, sorridendo, inserisce la chiave ed entra.
Dentro l'appartamento dà un’occhiata alla porta dei suoi genitori e vede che c'è ancora una luce accesa, così entra. Suo padre sta leggendo a letto.
"Oh! Ti sei divertita?" le chiede.
"Sì. Sono stata molto bene. Mamma dorme?"
Sua madre si gira e si mette a sedere dicendo: "No, non sto dormendo, cara".
"Quindi ti sei divertita!" dice suo padre.
"Sì", risponde lei con con un sorriso smagliante mentre attraversa la stanza.
Suo padre dice: "Sembra un uomo molto gentile, quel giovane dottore".
"Beh, in realtà, quello che è successo è che... Quel tipo che Millie ha portato qui per me ha incontrato una ragazza che conosceva e, beh, se n'è andato con lei. Voglio dire... Fammi vedere se riesco a raccontarvi con un po’ di chiarezza. Millie e Andy e il giovane dottore e io siamo andati alla Stardust Ballroom e... In realtà, all’inizio, lui non voleva venire a questo appuntamento e non so cosa gli abbia detto Millie di me, ma sono certa che era molto deluso".
Suo padre sembra preoccupato.
"Non essere così triste" – Clara rassicura i suoi genitori – "Ho passato una serata bellissima. Ho incontrato un tipo. È un macellaio" – dice con un sorriso, come se fosse qualcosa di molto speciale – "E, beh, ci siamo seduti in una caffetteria nel Grand Concourse, penso dalle nove fino a mezzanotte. Parlando! Questo è tutto ciò che abbiamo fatto: parlare! Stavo proprio cercando di capire perché mi sono divertita così tanto. Ci siamo solamente seduti e abbiamo preso qualcosa di dolce. Mi chiamerà domani".
"Oh! E ho qualcosa da dirvi! Ho deciso di accettare il lavoro a Port Chester perché, beh, perché è davvero una questione di maturità. Sapete cosa intendo? Voglio dire, potrei continuare a vivere qui ed essere una bambina per tutta la vita, papà".
Lei prende la mano di suo padre. "A proposito, il motivo per cui dico che è un macellaio è perché, beh, mi chiamerà domani verso le due e mezza, subito dopo pranzo e... beh, è molto consapevole dello status sociale di un macellaio e... beh, chiamerà al telefono, non verrà qui, ma... quando lo farà, volevo solo... " – si ferma e ride sommessamente – "Beh, possiamo affrontare la questione quando ci arriveremo", termina con un sorriso.
Suo padre lancia un'occhiata a sua madre con uno sguardo interrogativo.
Clara commenta: "Non sapete di cosa sto parlando. Oh, ve ne parlerò domani. Sapete, quando abbiamo lasciato la sala da ballo, lui ha iniziato a parlare così tanto che non poteva fermarsi. Era così divertente. Continuava a parlare e parlare a raffica e... " Poi si accorge di qualcosa: "Adesso non riesco a smettere di parlare io stessa”. – Ride. "Ascoltate, vado a letto. Ci vediamo domani".
Bacia entrambi i suoi genitori e va verso la porta.
All'improvviso si ferma e si rivolge a suo padre. "Ma ho dimenticato di dirti: aspetto una telefonata intorno alle due e mezza, quindi... non potrò venire al cinema con te", si scusa.
Quando Clara raggiunge la porta, sua madre chiede: "Davvero ti sei divertita stasera, cara?"
"Ah, sì, mamma. È stato molto piacevole". Fa una pausa, il volto raggiante, una fantasia floreale sulla carta da parati dietro di lei.
Quando la porta si chiude la madre di Clara si sistema e commenta: "Non ne ho capito molto. E tu?"
"Lei dice, sai, accetterà quel lavoro. Sono contento. Voglio così tanto bene a quella ragazza, Alice. Ma lei dovrebbe imparare a stare in piedi da sola. Spero che questo giovane chiami domani alle due e mezza. Lo spero davvero".
Di ritorno alla fermata dell'autobus, Marty emerge dall'oscurità, la cravatta che svolazza nel vento. Dà un’occhiata al cartello del bus, si gira e dà un calcio all’erba. Fa un passo sulla strada, guarda giù e torna posando la mano sul cartello. È pieno di energia. Nel buio vellutato del primo mattino, le luci dei lampioni sullo sfondo evidenziano la sua gioia.
Nella sua esuberanza tira indietro il braccio e colpisce il cartello dell'autobus con tutte le sue forze: Clang! Poi corre in strada, schivando i veicoli che passano e gridando trionfante: "Taxi! Ehi, taxi! Taxi! Ehi, taxi!“
FINE, PARTE V
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GLOSSARIO
alza (alzare) le spalle – he shrugs
è andata (andare) a rotoli – it was ruined
non va (andare) d'accordo con – she doesn’t get along with
battibeccare – to talk back and forth
la carta (a/e) da parati – the wallpaper
un cenno (o/i) del capo – a nod
colpevole (e/i) – guilty
crescono (crescere) – they grow up
cupa (o/a/i/e) – sullen
delineati (delineare) – outlined (past participle as adjective)
il divano (o/i) – the couch
educatamente – politely
evidenziano (evidenziare) – they highlight
una fantasia (ia/ie) floreale – a floral pattern
farò (fare) meglio a – I had better
le ginocchia (io/ia) – the knees
un gradino (o/i) – a step
guarda (guardare) in cagnesco – he glowers
inconsapevole (e/i) – oblivious
inquadratura (a/e) – shot (cinematic term)
si è laureata (laurearsi) – she graduated (the Italian way of saying “she’s a graduate.”)
le mani incrociate – the hands folded
i marciapiedi (e/i) – the sidewalks
ci siamo messi (mettersi) – we got involved
un passaggio (io/i) – a ride
puoi (potere) anche – you might as well
raggiante (e/i) – radiant, glowing
di regola – as a rule
una rete (e/i) – a web
le ricompense (a/e) – the rewards
riluttante (e/i) – unwilling
salgono (salire) a bordo – they get on board
sbalordito (sbalordire) – awestruck (past participle as adjective)
scatta (scattare) – he takes off
schivando (schivare) – dodging
sempre – still
smagliante (smagliare) – beaming
sommessamente – quietly
spalancata (splancare) – wide open (past participle as adjective)
sventura (a/e) – doom, misfortune
una traccia (ia/e) – a trace
vellutato –velvety