Regia: Luciano Emmer (1961)
Soggetto: Rodolfo Sonego
Sceneggiatura: Luciano Emmer, Pier Paolo Pasolini, Luciano Martino & Vincenzo Marinucci
Scenografia: Alexandre Hinkis
Fotografia: Otello Martelli
È una notte buia e una luce opaca si diffonde da un edificio in lontananza: siamo alla stazione ferroviaria Van der Burg in Olanda. Arriva un treno con l'accompagnamento di una musica in sottofondo: voci malinconiche accompagnate da una semplice strumentazione. Sbuffi di fumo nero riempiono il cielo.
Quattro uomini scendono dal treno. Avvicinandosi a un impiegato della ferrovia, uno di loro chiede in italiano: "Scusi, signore, per la miniera di Montbourg?"
L'impiegato risponde in olandese. Rivolgendosi al suo amico, il nuovo arrivato dice: "Vincenzo, parla con lui in francese".
Vincenzo (Bernard Fresson) dice all’impiegato in francese: "La miniera di Montbourg, il campo degli italiani".
L'impiegato spiega come arrivarci e fa un cenno verso il campo. In segno di apprezzamento, uno degli uomini, Salvatore, gli offre una sigaretta, che lui accetta. "Merci", dice e se ne va.
Scherzando sulla qualità delle sigarette italiane, Salvatore commenta: "Grazie? Se ne accorge quando la fuma".
Ma all'improvviso Salvatore dice a Vincenzo: “Ma tu non avevi la valigia?”
“La valigia! A ramengo!”
Corre e salta sul treno, che ha già iniziato a muoversi, e recupera la sua valigia appena in tempo.
Sta piovigginando. Gli uomini raccolgono le loro borse e si dirigono verso il campo dei minatori, camminando tra le pozzanghere vicino ai binari della ferrovia. La luce filtra nel cielo tra le nuvole, mostrando il mondo a sagome.
Gli uomini arrivano al campo che è formato da file e file di capanni Quonset. "Ehi, amico, dove si va per dormire?" chiedono a un estraneo.
"Laggiù, dove c'è scritto 'Cantina'", risponde.
"Grazie".
Fuori dalla locanda, trovano un uomo disteso a terra.
"Ehi, Vince’, guarda! Qui c'è un morto".*
“Eh” – ribatte Vincenzo – "mi sembra che questo non sia morto di sete".
Aiutano l'ubriaco ad alzarsi e gli passano il bastone, mentre lui spiega che è stato ferito nella miniera.
* Abbiamo già visto questo nome abbreviato con un apostrofo: In Il sorpasso, Bruno chiama Roberto: Robe’. E in Rocco e i suoi fratelli abbiamo un altro Vince’.
Portano l'uomo barcollante all'interno della locanda. Visti da dietro, spalla a spalla, assomigliano un po' ai portatori di bare.
All'interno ci sono uomini che sono seduti ai tavoli a mangiare e parlare. La stanza è grande e luminosa. Il proprietario, un uomo con la testa rasata si avvicina, chiedendo in Italiano: "Siete i nuovi arrivati?"
"Sì", risponde Vincenzo.
"Volete qualcosa da mangiare?"
"No, siamo stanchi. Si può dormire subito?"
L'uomo chiama: "Esterina!"
"Sì, papà". Una giovane donna in un grembiule si avvicina.
"Accompagnali su. Nella camera del siciliano".
"Va bene. Volete seguirmi?" dice ai giovani, dirigendosi al piano di sopra.
Sulla porta della stanza, un ferro di cavallo è stato appeso come porta fortuna. Esterina chiede: "Permesso?"
"Avanti, avanti, Bionda", arriva la risposta.
Una volta dentro, indica i letti, che sono stipati uno accanto all'altro. In fondo alla stanza, vediamo una fila di armadi. Su alcuni sono appuntate le fotografie di giovani donne.
"Ehi, buonasera, bellezze", dice il siciliano, spostando alcune delle sue cose.
"Buonasera", rispondono educatamente, praticamente all'unisono.
"Siete tutti italiani?"
"Sì".
"Bene. Così ci faremo compagnia. Qua cominciavo a sentirmi un po’ troppo solo".
"Con tutte quelle donne attaccate al muro?"
Con un taglio veloce e uno stridio in sottofondo, siamo negli spogliatoi della miniera di carbone, dove gli uomini stanno mettendo i loro abiti e i loro effetti personali. Sacchi sospesi sopra di loro tengono i loro vestiti durante ogni turno.
La macchina da presa fa una panoramica nella stanza mentre gli uomini urlano tra di loro, sforzandosi di farsi sentire sopra il rumore ambientale.
È il primo giorno dei nuovi arrivati nella miniera.
I titoli di apertura iniziano a scorrere, mentre il caposquadra si avvicina, la macchina da presa li segue molto da vicino. In un italiano incerto, chiede: "Siete voi i nuovi?"
"Sì", risponde Vincenzo. Sembra essere il portavoce del gruppo.
Il caposquadra annuncia: "Questa mattina, andiamo nella fossa. Le placche!"
"Che vuole?" chiede uno a Vincenzo, il traduttore. Ma anche lui non sa.
"I numeros", spiega il caposquadra in un italiano incerto.
“Ah! Questa”, dice Vincenzo. Gli uomini mettono le mani nelle loro tasche, mostrano le loro placche e dicono i loro numeri ad alta voce: 127, 171, 165, 130.*
* Gli uomini hanno due placche. Quando usciranno alla fine della giornata, consegneranno la seconda placca. In questo modo il caposquadra può assicurarsi che tutti siano usciti.
"Svelti!" Poi nota qualcosa. "Ehi!" dice a Salvatore.
"Che cosa?"
"Il casco".
L'uomo si mette il casco e il caposquadra glielo aggiusta. Salvatore sorride. Tutti sono di buon umore per questa nuova avventura.
"Svelti! Svelti!" dice il caposquadra energicamente, battendo le mani.
I titoli continuano a scorrere mentre gli uomini tirano le catene per sollevare i loro sacchi di vestiti. Ora il caposquadra distribuisce dispositivi di autosoccorso.* Avverte che chiunque ne rompa uno dovrà pagarlo.
* I dispositivi contengono filtri al carbone attivo. I minatori respirano attraverso di essi se scoppia un incendio o se il monossido di carbonio si accumula.
Attraverso una finestra, il caposquadra prende una lampada di sicurezza da un uomo con un berretto. Chiede a Vincenzo di consegnargli i fiammiferi.
"Non fumo, mi dispiace".
“Meglio perché con fiamma miniera salta per aria: boom! Tutti morti! Capito?"* Non è chiaro se sta parlando in un italiano così elementare a causa delle sue limitate abilità linguistiche o perché gli sembra di parlare con dei bambini, questi uomini che non sanno nulla dei pericoli della miniera.
"Cominciamo bene", commenta Vincenzo con il suo amico ridendo.
* Il caposquadra parla un italiano stentato. Ecco una versione corretta di ciò che dice: "Meglio, perché con la fiamma la miniera salta per aria: boom! Tutti morirebbero! Avete capito?"
Mentre i titoli di apertura elencano la troupe cinematografica del film, i minatori raccolgono i loro strumenti mentre camminano. Alla finestra successiva raccolgono le loro pale.
Salvatore scherza con Vincenzo: "Ci mandando a zappare la terra qua?" Ridono.
Vincenzo guarda l’enorme verricello che funziona costantemente per sollevare e abbassare la cabina dell'ascensore (conosciuta come la gabbia). Questa trasporta avanti e indietro gli operai dentro e fuori la miniera e porta anche in superficie il carbone.
Gli uomini aspettano all’entrata dell'ascensore. La gabbia si ferma e gli uomini che stanno finendo il loro turno emergono con le facce annerite dalla polvere di carbone.
Scherzano mentre scorrono fuori: "Ecco l’asilo!" "Divertitevi, ragazzi!" "Fate attenzione a non sporcarvi!"
"Molto divertente", brontola il caposquadra.
Vincenzo guarda nervosamente questi uomini dall'aspetto strano; sta per entrare in un nuovo mondo.
Mentre i nuovi entrano nella gabbia, uno esita. Il caposquadra gli dà un colpetto sulla guancia e dice gentilmente: "E tu? Che fai? Avanti! Andiamo!" Il ragazzo guarda indietro con nostalgia, come se temesse di non vedere mai più la luce del giorno.
Il caposquadra lo guida nella cabina e un altro minatore chiude il cancello dietro di loro. Vediamo due dei nuovi arrivati che guardano tristi il mondo esterno che stanno per lasciare.
La gabbia sale un po'. Si ferma di scatto e poi qualcuno chiama "Secondo piano!" Da dietro le sbarre i minatori guardano altri uomini che entrano nel livello inferiore della cabina, sotto di loro.
Quindi la cabina scende – rapidamente. L'attrito della cabina contro le guide crea un suono forte e inquietante.
Nel buio totale il caposquadra si accende la lampada da testa. Nell'oscurità vediamo i volti dei quattro amici, le loro espressioni attente e circospette.
Mentre la cabina continua la sua discesa, tremando e sferragliando, il caposquadra dice: “Prima galleria” e quindi inizia a contare la profondità in metri: "180". Scendono ancora. "306". Pausa. "500 ... 750".
Mentre la cabina continua ad agitarsi e a sballottare, il caposquadra brontola: "Quando ripareranno questa gabbia? ... 950". I nuovi arrivati – che sembrano dei ragazzini – si guardano attorno, persi. “1035. Capolinea!" La cabina si ferma bruscamente.
Vincenzo si alza ma il caposquadra allunga una mano verso di lui. "Momento!" Dice. "Prima escono quelli di sotto".
Quindi è il loro turno. "Allez!" esclama il caposquadra in francese. "Fuori!" e lentamente escono.
Un uomo li accoglie ripetendo all'infinito: "Non facciamo scherzi. Fuori le sigarette". Sembra che li stia perquisendo, per non correre il rischio che una sigaretta possa farli esplodere tutti.
Il caposquadra rimanda su la cabina. Quindi si rivolge agli uomini. "Qui la paura non esiste" – dice – "Andiamo al fronte".
Mentre gli uomini si avvicinano alla galleria li avverte: "Attenti alla testa! Che il cavo la porta via!"
"Abbassate la testa. Siamo in galleria". Il caposquadra guida ogni uomo dentro la galleria, ma ferma Vincenzo, estendendo le sue mani in un gesto di frustrazione. "Ehi tu!" – lo rimprovera – "La pala!"
"Oh, l‘ho lasciata nell'ascensore". Vincenzo guarda in basso, poi si asciuga la fronte, sopraffatto.
Chiamando un altro minatore, il caposquadra dice: "Accompagna i nuovi alla taglia.* Io torno indietro con questo".
Quindi mette la mano sulla spalla di Vincenzo. "Vieni con me!"
* L'area in cui viene tagliato il carbone.
Mentre i due uomini si incamminano, alcuni carrelli di metallo pesante si scontrano vicino a loro, spaventando Vincenzo. Ma mentre il rumore continua, lui si abitua ad esso.
Arrivano a una porta, che il caposquadra fa scorrere per aprire, dicendo a Vincenzo di chiuderla dietro di sé. Mentre camminano, il caposquadra si ferma per controllare un tubo. "Ehi, tu!" dice a un uomo vicino. "Vieni qui! Allez! Subito telefona su per riparazione".
"Ok, lo farò".
Abbassano le teste per entrare da un'altra porta. "Allez, siamo in ritardo. Vieni", dice il caposquadra. Accovacciati, camminano lungo una galleria sostenuta da travi di legno.
Nell'oscurità c'è poco da vedere, tranne le loro lampade da testa, e l'occasionale barlume delle loro facce.
"Trave a sinistra!" avverte il caposquadra, ma Vincenzo sbatte comunque la testa su di essa.
“Attenzione! Che ti scassi le corna!" Il caposquadra scuote il dito verso Vincenzo, che ride bonariamente.
Mentre un carrello pieno di carbone arriva correndo lungo i binari verso di loro, i due uomini saltano rapidamente da parte. "Ehi! Attenti quando passa qualcuno! Capito?" urla il caposquadra, in rimprovero.
Continuano lungo la galleria, seguendo il percorso dei binari.
C'è un'attività costante che si arresta solo temporaneamente per lasciarli passare. Il caposquadra dice di fermare il motore. Continuano a salire, ora accovacciati lungo un nastro che trasporta carbone.
Il caposquadra ora urla: "Ehi, tu! Ferma il carbone!"
Striscia attraverso lo spazio angusto e urla sopra al frastuono dei martelli pneumatici: "Ehi, Federico! Vieni qua!"
Federico (Lino Ventura) arriva. "Cosa c’è?"
"C’è uno da accompagnare al fronte. Attenzione, è la prima volta".
Vincenzo si fa strada verso Federico, che chiede: "Di che razza sei tu? Greco?"
"No, Italiano".
"Allora va bene. Vieni con me".
Strisciano sugli avambracci e sulle ginocchia. Su entrambi i lati, uomini con facce annerite stanno tagliando e caricando carbone.
Passano accanto al coinquilino di Vincenzo, il siciliano, che sorride e dice: "Ehi, bellezza, come va? È meglio di sopra con la Lollobrigida che qua sotto, vero?"
"Certo!"
Alla fine, arrivati alla loro destinazione, Federico taglia il filone con il suo martello pneumatico e dice a Vincenzo: "Ti ho trovato un buon taglio". Vincenzo striscia per prendere posto e Federico si avvicina dietro di lui, e avvolge le braccia attorno al suo petto, per mostrargli come usare l'attrezzo.
Vincenzo scambia dei sorrisi con un collega minatore, l'unica faccia africana che abbiamo visto finora.
Mentre Vincenzo giace sul suo fianco, perforando, vediamo Federico controllare l'orologio. Martella su di un tubo per annunciare la pausa.
"Cosa succede?" chiede Vincenzo all'uomo di colore che lavora accanto a lui. L'uomo fa un gesto come per mettersi del cibo in bocca. La sua croce d'oro brilla nel buio.
"Mangiare?" chiede Vincenzo in italiano.
"Sì, sì, mangiare", risponde l'uomo in italiano con accento straniero.
Vincenzo gattona sotto alcuni tubi, afferrando il suo pranzo lungo la strada. Si siede contro il muro con altri minatori. "Coraggio, bellezza" – dice uno – "Anche questa settimana è passata".
"Oh, sì?"
"Sì. Domani è giovedì. Venerdì ci danno la busta paga, sabato i soldi. E domenica tutti fuori". I minatori ridono.
Federico si avvicina a loro. I suoi bulbi oculari sono sorprendentemente bianchi contro la sua faccia fuligginosa. "Ohilà! Come va?" chiede.
"Bene".
"Dì la verità, hai voglia di squagliartela, no?"
"No" – risponde allegramente – "Perché?"
"Eh, sai, tutti i primi cinque o sei anni sono duri, ma dopo ci si abitua".
"Tu da quanto lavori qui?"
"Cinque anni".
"Devi aver messo da parte un sacco di soldi allora".
"Quattrocentottanta fiorini. Ma di debito con la cantina!”
Ridono tutti.
Mangiano i loro panini mentre chiacchierano. L'amico di Vincenzo, Salvatore, arriva gattonando. Chiede: "Quanti metri di carbone hai fatto?"
"Che ne so io? Il carbone continua a cascare da tutte le parti e non finisce mai".
Il caposquadra gattona da Federico e lo rimprovera: “Perché oggi siete andati avanti così poco in questa taglia?"
"Perché il soffitto non tiene. C'è troppa pressione, dobbiamo puntellare molto”.
"Cerca di fare uno sforzo dopo la pausa, arrivate almeno a tre metri. Allez, al lavoro".
"Ehi, capo!"
"Che vuoi tu, siciliano?"
"Avete già fatto la squadra di sorveglianza?"
"Sempre la stessa cosa con te: vuoi molto argento ma poquito lavoro!" risponde, aggiungendo qualcosa di francese italianizzato e un po’ di spagnolo per sicurezza.
"Ho una famiglia numerosa".
"Sì, di puttane!" scherza il caposquadra e striscia via.
Ascoltando, Federico commenta: "Chissà secondo lui in che cosa dobbiamo spendere i soldi noi. Vero, Mustafà?"
L'africano ride.
Vincenzo e Mustafà lavorano fianco a fianco. Le loro lampade da testa sono luminose nell'oscurità della miniera. Esausto, Vincenzo interrompe momentaneamente il suo lavoro e si toglie il casco, si passa la mano sulla fronte e poi tra i capelli, alla fine si toglie anche la camicia e la mette da parte. Dopo aver avvolto una sciarpa leggera intorno al collo per impedire che la polvere di carbone gli scenda lungo la schiena, si rimette l'elmetto.
Improvvisamente, una trave che sostiene il tetto inizia a collassare. “Federico! Federico!" urla un minatore.
"Che c'è?"
"Piove qua".
"Va bene, non fa niente. Guardiamo bene. Dammi un palo grosso".
Gli uomini si affrettano a sostenere il soffitto. Federico si lamenta: "Prendete sempre i legni troppo piccoli per fare meno fatica, eh! Dammi l'accetta!"
Federico martella alcuni tronchi per fissarli, mentre gli altri continuano il loro lavoro. Poi dice a uno degli uomini: "Ecco, dai. Finisci tu qua. Dammi un altro palo che vado a puntellare più in fondo”.
Il siciliano si gira e chiama: "Ehi, Federico! Guarda che qua continua a piovere, sai? Che facciamo?"
"Vacca bestia! Non tiene! E’ meglio squagliarcela, ragazzi! Presto!"
Gli uomini iniziano a precipitarsi verso la salvezza ma, prima che possano uscire, rocce e travi di legno piovono su di loro.
Gli uomini stanno urlando. Quelli che non sono stati sepolti sotto le macerie cercano di uscire. Mustafà è intrappolato sotto le rocce e il legno caduti.
È il primo giorno di Vincenzo; è un caos totale e lui non sa cosa fare.
Qualcuno urla: "Contro il carbone!"
Con un grande boato i detriti si schiantano sugli uomini terrorizzati. Lo schermo si oscura.
FINE PARTE I
Here is the link for Parte II of this cineracconto. A Vertigo grammar exercise about the film has been posted at the bottom of the final installment. Subscribe to receive a weekly email newsletter with links to all our new posts.
GLOSSARIO
l'accetta (a/e) – the axe, hatchet
accovacciati (accovacciarsi) – crouching down (past participle as adjective)
angusto (o/a/i/e) – narrow
annerite (annerire) – blackened (past participle as adjective)
l'attrezzo (o/i) – the tool
l'attrito (o/i) – the friction
avverte (avvertire) – he warns
avvolge (avvolgere) – he wraps
barcollante (barcollare) – staggering
il barlume (e/i) – the glimpse
il bastone (e/i) – the cane, walking stick
battendo le mani (battere) – clapping his hands
i binari (io/i) – the (railroad) tracks
un boato (o/i) – a roar
bonariamente – good-naturedly
brontola (brontolare) – he grumbles
i bulbi (o/i) oculari (e/i) – the eyeballs
il cancello (o/i) – the gate
il caposquadra (no change) – the foreman
carrelli (o/i) – carts
cascare – to fall down, cascade
le catene (a/e) – the chains
il cavo (o/i) – the cable
il coinquilino (o/a/i/e) – roommate
consegneranno (consegnare) – they’ll turn in, hand in, submit
le corna (no change) – the horns
si diffonde (diffondersi) – it spreads
dispositivi (o/i) di autosoccorso – self-rescue deviceselencano (elencare) – they list
esita (esitare) – he hesitates
fa (fare) una panoramica (ca/che) – it pans (cinema term, stationary camera rotates, normally across a horizontal area)
un ferro (o/i) di cavallo (no change) – a horseshoe
fianco a fianco – side by side
il filone (e/i) – the [coal] face
fiorini (o/i) – florins (Dutch currency)
il frastuono (o/i) – the din, racket
fuligginosa (o/a/i/e) – sooty
la gabbia (ia/ie) – the cage
un grembiule (e/i) – an apron
la guancia (ia/e) – the cheek
si incamminano (incamminarsi) – they set off, set out
un italiano incerto – accented, broken Italian
la locanda (a/e) – lodging place where food is also served
le macerie (no change) – the rubble, ruins
la macchina (a/e) da presa – the (film) camera
i martelli (o/i) pneumatici (co/ci) – the jackhammers
il monossido di carbonio – carbon monoxide
un nastro (o/i) – a conveyor belt
Olanda – Holland
le pale (a/e) – the shovels
da parte – aside
il percorso (o/i) – the route
la troupe (foreign word: no change) cinematografica (a/he) – the film crew
rimprovero (o/i) – rebuke, reprimand, scolding
sta piovigginando (piovigginare) – it’s raining lightly
porta fortuna (no change) – lucky charm
i portatori (e/i) di bare – the pallbearers
il portavoce (no change) – the spokesman
il pozzo (o/i) della miniera (a/e) – the (mine) shaft
puntellare – to prop up
a ramengo! – dammit!
rasata (rasare) – shaven, shaved (past participle as adjective)
sagome (a/e) – silhouette
sballottare – to jolt
sbuffi (o/i) – puffs
ti scassi (scassarsi) – you (will) smash
scatto (o/i) – jerk, sudden movement
si schiantano (schiantarsi) – they crash
si scontrano (scontrarsi) – they collide
scoppia (scoppiare) – it breaks out
scorrere – to scroll, roll
non sono stati sepolti (seppellire) – they haven’t been buried
sforzandosi (sforzarsi) – straining
per sicurezza – for good measure
il soffitto (o/i) – the roof, ceiling
sorveglianza – security, surveillance (note: it can also mean “supervision,” but not in this dialogue.)
gli spogliatoi (io/i) – the locker rooms
sospesi (sospendere) – suspended (past participle as adjective)
sottofondo (o/i) – the background
squagliartela (squagliarsela) – you beat it, get out of a place
la stazione (e/i) ferroviaria (a/e) – railway station
uno stridio (io/ii) – a screech
svelti! – quick!
non tiene (tenere) – it is not holding
i titoli di apertura – the opening titles (of a film)
temesse (temere) – he’s afraid (congiuntivo)
travi (e/i) – beams
un tubo (o/i) – a pipe, cable
turno (o/i) – work shift
l'ubriaco (o/a/chi/che) – the drunk man
il verricello (o/i) – the winding gear
zappare – to hoe