La ragazza in vetrina (Girl in the Window), Parte VI

Regia: Luciano Emmer (1961)

ENGLISH TRANSLATION

Vincenzo prende la giacca e inizia a camminare lungo il molo verso Federico ed Helse, che sono appena arrivati sulla loro barca.

Helse si alza e porge la corda a Vincenzo per legare la barca. Lui allunga la mano e la aiuta a salire sul molo. I suoi capelli sono bagnati e ha la giacca di Federico sulle spalle. La sua testa è abbassata, non guarda Vincenzo.

Anche la giacca sembra bagnata. Lei la stringe forte intorno a sé, infine si gira a guardare Vincenzo, poi se ne va senza dire una parola.

Federico si avvicina subito dopo, mormora amaramente: “Porca malora che bagnata. Viva l’Italia dove non piove mai”.

Vincenzo lo guarda senza dire una parola e Federico se ne va.

Nella stanza che Federico e Corry hanno affittato, Helse si sta asciugando i capelli. Guarda verso la finestra. Corry arriva dietro di lei e dice: “Guardati! Ti ammalerai, stupida".

Helse si gira e dice amaramente: "Da quando ti importa di me?"

Arrabbiata, Corry posa la valigia sul letto, ci fruga dentro e tira fuori un top per Helse.

“Ecco, mettiti questo. Perché sei andata così lontano?”

"Non comandavo io".

"Ha provato a fare qualcosa?" Helse non risponde. Corry insiste: "Ha provato a fare qualcosa?"

"Cosa farebbe?" chiede lei evasivamente.

Federico e Vincenzo si siedono al bar. Notando due donne nelle vicinanze, Federico suggerisce di scaricare Corry ed Helse per queste due.

"Eh, sì che non sei più un ragazzino, potresti anche piantarla di dire certe fesserie!" risponde Vincenzo, non più divertito dalle buffonate di Federico.

"Ma si può sapere che cosa c’avete voi oggi tutti quanti che non si può nemmeno scherzare?” Quindi, indicando la stanza in cui si trovano le donne, dice: “Non te la prenderai mica per una… ? Dai và, prendi un ginepro che ti passa".

Senza chiedere se Vincenzo vuole da bere ordina due gin.

Proprio in quel momento Corry entra nel bar dicendo: "Meno male che ci sono io, quella sarebbe ritornata nuda".

La risposta di Federico: "Tu che cosa prendi?" 

Lei lo guarda solo con rabbia. “Io non prendo niente”.

Lui continua, toccando la bocca di lei: "Vieni qua, fai sentire. Hai capito, eccola qua quella che dice che beve solo gazzosa. E non te ne sei mica scolato uno solo, eh? Però per questa volta per i conti siamo pari! I soldi li cacci fuori anche tu, eh? Eh?” Lui ride.

Corry mette giù le borse per tirar fuori i soldi.

"Quando la pianti di fare lo spiritoso, eh?" gli dice Vincenzo.

"Guarda che caso mai la pianti tu, perché a me così non mi ha mai parlato nessuno, hai capito?”

"Beh, oggi ti parlo io. E se vuoi proprio saperlo te lo dico in faccia quello che penso: mi fai schifo!"

Federico afferra la parte anteriore della camicia di Vincenzo, dicendo: "Ringrazia il cielo che Federico non ha voglia di fare a cazzotti, perché tu questa stasera torneresti in Italia, non col treno, ma con l’ambulanza". Lui continua a rimproverare Vincenzo fino a quando Corry non riesce finalmente a trascinarlo via. Ma prima che lei lo tiri fuori dal bar, lui ha un'altra cosa da dire a Vincenzo: "Guarda che Helse è cento volte meglio di te!"

"Cosa c'entra Helse adesso?"

"C'entra, ah c'entra! Cerca di essere un po' meno italiano e po’ più intelligente, imbecille!"

Ogni occhio nel bar sta guardando la scena che si svolge.

Non appena Corry ha portato Federico fuori di lì, lui inizia a urlare ancora di più. Corry lo allontana ma lui la spinge, dicendo: "Ma piantala anche tu di tirarmi, hai capito? Mi hai stufato, mi avete stufato tutti quanti, oggi, m’avete rotto le scatole, va bene?"

"Ma cosa c’entro io scusa?!"

Lui fa un gesto rabbioso, urlando: "Ma se è da ieri sera che mi fai la lagna! Mel’hai mandata di traverso questa domenica, sei contenta? Adesso però basta!"

Si avvicina alla macchina di Corry, mormorando a gran voce: "Vacca miseria! Quel porco mondo di una miseria schifosa vacca". Quindi dà un calcio alla macchina. Sta calando la notte.

“Ma chi me lo fa fare di andare in giro con quella disgraziata la domenica, ecco. Chi me lo fa fare?”

Voltandosi, si rende conto che Corry non c'è più. "E adesso dove è andata quella cretina?" Controlla l'ora: "Le sette e un quarto. Mi fa perdere anche il treno della miniera adesso…” Quindi urla: "Corry!"

Sbircia nel bar, ma lei non c'è. Sulla terrazza, cammina tra i tavoli e le sedie vuoti, che prima erano pieni di gente rumorosa. Lui urla: "Corry! Corry!” Sul lungomare, in una splendida inquadratura incorniciata dagli alberi di una barca a vela e dalla lunga linea orizzontale della riva lontana, si chiede: “Non sarà mica andata a finire nel lago quella cretina… Corry!” In realtà, lui comincia a sembrare preoccupato.

Alla fine la vede seduta su una sedia sul bordo della terrazza accanto all'acqua increspata del lago. "Disgraziata, è un'ora che ti chiamo. Cosa sei diventata, sorda? Vuoi anche farmi perdere il treno questa sera?”

Lei si alza e lo affronta. "Lasciami stare", dice.

"Ma adesso cosa ti prende?"

“Lasciami stare!” – gli urla – “Vattene ti ho detto!” Si toglie una scarpa e inizia a colpirlo con essa.

"Ma sei impazzita, Corry? Piantala, basta. Adesso basta".

Lei scappa via, con solo una scarpa. Lui raccoglie le sue cose e la insegue.

La chiama, ma lei si gira solamente e gli dice di andarsene, poi continua a correre sul lungomare. Afferrando un palo di legno, lei si ferma, piangendo. Il palo e la terra orizzontale dietro di loro formano una sorta di croce.

"Dai, non fare così. Non ti vorrai mica fare vedere dalle gente adesso. Piantala!" le dice.

"Me ne frego della gente".

"Su piantala adesso, che ti fa male".

"E adesso ti preoccupa di sapere come sto male?"

"Ma almeno spiegati, si può sapere cosa ho fatto?"

"Hai anche il coraggio di chiedermelo? Hai questo coraggio?"

Lei scappa di nuovo.

“Ma insomma, Corry, vieni qui. Non fare la stupida!"

Ancora una volta, gli dice: "Non venirmi dietro!" e poi inciampa e cade nel lago.

Lui corre da lei nella semioscurità e la aiuta a uscire dall'acqua.

"Ecco guarda qui in che stato sei ridotta adesso", le dice. Lei lo fissa per un momento, scioccata. Poi curva e bagnata fradicia si gira e si allontana zoppicando.

Federico le mette un maglione asciutto sulle spalle, dicendo: "Vieni qua, dai, vieni a cambiarti. Sennò ti prendi un accidenti, ti prendi”.

"No, non vado a cambiarmi” – risponde lei, miseramente – "Se ti faccio perdere il treno per la miniera, chissà per quanto tempo tu me lo rinfacci".

"Ma dai adesso non fare la bambina. Non vorrai andare in macchina tutta bagnata, eh?” 

Sono in piedi davanti al bar, dove i clienti si fermano a guardarli.

"Guarda, la macchina è mia. Posso bagnarla quando voglio".

Si allontana, supera il bar verso la macchina. Gli spettatori sembrano essere divertiti dallo spettacolo ma, sempre in cerca di uno scontro – o forse difendendo Corry – Federico se la prende loro, chiedendo: "Voi altri, che cavolo avete da ridere?" Rimproverati, si allontanano.

Al bar, Vincenzo si sta preparando a partire, quando entra Helse. Lei gli fa un sorriso incerto, ma lui non le sorride. È davvero stufo di queste persone.

Lui finisce il suo drink; lei accende una sigaretta.

"Ehi" – dice lei, indicando l'orologio e imitando le mani su un volante – "Partire per Amsterdam?" Questo gesto è diventato una specie di motivo nel film, questa storia di persone in movimento, persone che fanno fatica a comunicare.

Lui annuisce. "Calma, bionda", dice sobriamente. Non usa il suo nome, ma piuttosto il generico soprannome con cui Federico si rivolge alle prostitute anonime di Amsterdam.

"Tu vai a perdere il treno".

"Se perdo il treno, lo perdo io, non tu".

“Fai quello che vuoi!” dice arrabbiata e comincia ad andarsene.

Lui si gira e le afferra il braccio. “Senti, cerca di calmarti un po’ il nervoso. Capito?"

"Oh sì? Allora vai da solo ad Amsterdam!” gli dice in italiano, passando all‘olandese per le ultime parole: “Crepa!” 

Poi lascia il bar e Vincenzo chiede il conto.

È quasi buio: una serie di luci si estende sotto gli alberi nel parcheggio. Un cartello che dice INGRESSO in olandese indica il bar. La macchina di Helse esce ruggendo e si allontana. Correndole dietro, Vincenzo grida: “Ehi, Helse! La valigia!"

Ma è inutile. Helse è determinata ad abbandonarlo lì. Proprio allora un autobus si ferma.

Vincenzo corre al lato e chiede a un uomo che sta salendo: "Scusi? Per Amsterdam?”

"Ja, ja, Amsterdam", risponde l'uomo, annuendo con la testa.

Vincenzo sale a bordo. L'autobus chiude le porte e si allontana, guardato in modo impassibile da alcuni turisti per le strade di questa graziosa cittadina turistica, con il campanile della chiesa che si staglia nel crepuscolo.

La semplice ricerca di lavoro di Vincenzo lo ha portato lontano da qualsiasi luogo si aspettasse.

FINE PARTE VI

ENGLISH TRANSLATION

Here is the link for Parte VII of this cineracconto. A Vertigo grammar exercise about the film has been posted at the bottom of the final installment. Subscribe to receive a weekly email newsletter with links to all our new posts.

GLOSSARIO

  • annuendo (annuire) – nodding

  • asciutto (asciugare) – dry (past participle as adjective)

  • che cavolo – what the hell

  • crepa! (crepare) – drop dead!

  • c'entra (entrarci) – to have to do with something

  • fare a cazzotti – to fight, punch

  • fruga (frugare) – she rummages

  • inciampa (inciampare) – she stumbles

  • increspata (increspare) – rippling (past participle as adjective)

  • la lagna (a/e) – the whining

  • un maglione (e/i) – a sweater

  • motivo (o/i) – motif

  • me l’hai mandata (mandare) di traverso – you have messed it up for me, ruined it for me

  • te la prenderai (prendersela) – you are getting mad

  • rimproverati (rimprovare) – chastened, scolded

  • rinfacci (rinfacciare) – you bring it up, throw back in someone’s face

  • si rivolge (rivolgersi) – he addresses [a person]

  • scaricare – to dump, unload

  • uno scontro (o/i) – a fight

  • sentire – this word has different meanings, in this case: to smell 

  • stringe (stringere) – she clutches

  • zoppicando (zoppicare) – limping