Regia: Luciano Emmer (1961)
Helse e Vincenzo si guardano l'un l'altra solo per un momento. Questa volta Vincenzo non esita: va nella sua stanza.
"Buona sera", dice in italiano.
"Oh" – dice lei in olandese, mimando il movimento di guidare una macchina della loro ultima conversazione e finendo con ‘amico’ in italiano – "Non sei andato con il tuo amico?"
"No, io parto stasera, alle undici... Italia".
"Ah, Italia" – annuisce, poi aggiunge seducente – "Ti piacerebbe un souvenir dell'Olanda?"
"Sì, un souvenir dell'Olanda".
"Quindici fiorini", dice in perfetto italiano. Ma giusto per essere sicura che non ci siano fraintendimenti, alza le mani per indicare l’importo con le dita.
Trascurando i consigli di Corry, lui accetta e Helse si mette in piedi per chiudere le tende. Mentre lo fa, passa un altro uomo, proprio nel punto in cui Vincenzo si era fermato prima quella sera.
Chiuse le tende, Helse allunga la mano e la indica con il dito, dicendo in olandese: "Soldi".
"Oh, sì, sì", risponde tranquillamente Vincenzo. Mette giù la sua valigia, prende una busta dalla tasca della giacca e mette i soldi nella sua mano. Lei li conta, annuisce e si allontana, mettendo le banconote nel suo top.
Torna nella sua stanza e, gesticolando, dice "Avanti".
Lui entra – lo vediamo come una sagoma scura nell’inquadratura – e lei fa scivolare le porte per chiuderle. La vediamo da dietro: la curva della sua spalla, il bordo smerlato del suo top e learricciature dei suoi capelli contrastano con il disegno geometrico a griglia sulla porta.
Cammina verso lo specchio e, guardando il suo riflesso, si tira su i capelli. Lui si toglie la giacca, guardandola. I loro occhi si incontrano nello specchio.
Lei gli sorride. Lui appende la giacca a un paravento, fissandola negli occhi per tutto il tempo.
Lui si toglie la maglietta. Lei passa dietro di lui, va al letto e si sdraia, ancora completamente vestita.
Continuando a spogliarsi, lui appende lentamente la sua roba sul paravento. Poi va da lei e le chiede: "Ma tu non ti spogli?"
Lei si siede. "Cosa?"
"Tu. Spogliare". Gesticola lui.
"Dieci fiorini". Indica lei con le sue mani per sicurezza.
"Dieci fiorini? Va bene".
"Allora?" – chiede, porgendogli la mano.
Lui va alla sua giacca. Lei si alza e lo segue, porgendogli la mano. Lui tira fuori la busta e le porge un'altra banconota.
Lei va a mettere via la banconota. Lui la guarda mentre si spoglia fuori dallo schermo. Poi, ancora sotto il suo sguardo, torna, nuda.
Lui torna al letto, dove lei è di nuovo sdraiata sulla schiena. Si china su di lei per baciarla, ma lei improvvisamente gira la testa. "No! Niente baci!"
"Perché niente baci?" Lui tiene la sua testa con le mani e la bacia appassionatamente, ma gentilmente. Ora lei non resiste.
Nella piazza, l'orologio sulla torre indica che mancano cinque minuti alle undici. Le tende della vetrina di Helse sono ancora chiuse.
Helse sbircia da dietro la tenda. Poi Vincenzo si unisce a lei, uno sguardo preoccupato sulla sua faccia.
Non possiamo sentirlo, ma lo vediamo gesticolare freneticamente. Apparentemente, è in ritardo per il suo treno. Helse lo ascolta con preoccupazione. Quindi chiude rapidamente la tenda.
Vincenzo corre fuori dalla porta, portando la sua valigia con entrambe le mani. Helse lo segue.
"Per andare alla stazione?" chiede agitato.
Lei gli risponde in olandese, integrato da gesti.
"Beh, speriamo di trovarla".
Tocca il suo viso e dice: "Ciao, e grazie". Lei annuisce e lui scappa.
All'improvviso sentiamo la voce di Helse da fuori schermo: "Ehi, vieni! Ti porto io alla stazione con la macchina!"
Vincenzo torna correndo ed entrambi saltano nella piccola macchina sportiva.
Con un forte ruggito del motore, si allontanano velocemente, mentre l'orologio batte le undici.
Alla stazione, Vincenzo salta fuori dalla macchina.
"Addio e grazie del passaggio! Scappo sennò perdo il treno!"
"Addio", gli dice Helse in italiano.
Corre oltre la biglietteria, anche quando l'addetto gli chiede di comprare un biglietto. "Non c’ho tempo". – risponde Vincenzo – "Lo faccio in treno!"
Corre su per le scale fino al binario, schivando i viaggiatori che stanno scendendo. Si precipita attraverso l'affollata sala di attesa.
Al binario si ferma per chiedere a un dipendente: "Dov'è il treno per l'Italia?" Scoperta la direzione, si lancia verso di essa, con la valigia in mano.
Corre sul binario. Alla sua sinistra un treno sta aspettando. Sulla destra, un altro treno sta uscendo dalla stazione.
"Qual è il treno per l'Italia?" chiede a un dipendente in divisa, che gli indica il treno che è appena partito. Vincenzo lo insegue, ma è inutile. Ha perso il suo treno. Corre di nuovo dallo stesso uomo, chiedendo: "Per favore, quando c'è un altro treno per l'Italia?"
La risposta arriva in italiano: "Per l'Italia? Domani. Mezzogiorno".
Dietro di lui, le luci doppie sulla banchina della stazione sembrano occhi, che lo guardano e lo giudicano.
Va nella sala d'attesa e si siede su una panca, posando la sua valigia accanto a lui. Sta sistemando le sue cose quando vediamo Helse che si avvicina silenziosamente dietro di lui. Indossa un cappotto, i capelli raccolti su una spalla.
"Ehi!" esclama, e si siede sulla panca dietro di lui.
"Ah!" dice lui, sorpreso.
"Hai perso il treno?" chiede in olandese.
"Sì, il treno è partito".
"Quando ci sarà un altro treno?”
"Un altro treno domani mattina".
"Dove vai a dormire? Dormire?" chiede Helse, mettendo la mano aperta contro il suo viso per mimare il sonno.
"Dormo qui finché non mi buttano fuori", risponde indicando la panca. Nel loro sforzo di comunicare, usano un misto di olandese e italiano, anche inserendo una parola spagnola o due.
"Vuoi venire con me?" chiede lei, in olandese.
“Eh?”
"Tu e io" – fa un gesto, poi mima di guidare – "Weekend! Ja?"
"Ti potevi anche decidere prima," osserva lui, sorridendo.
"Non vuoi?" risponde lei seccatamente.
"No, no, no" – le scuote un dito – "Volevo dire che ti potevi anche decidere prima".
Helse può o non può averlo capito, ma in ogni caso è infastidita. "Ok, rimani qui", dice, e se ne va bruscamente.
"Ma cosa ha capito adesso questa?" dice a se stesso a voce alta. Raccoglie la giacca e la valigia e va in cerca di lei.
Corre giù per le scale con la valigia in mano, passa proprio accanto ad Alberto Santandrea, il venditore di giocattoli che aveva incontrato al bar. Santandrea segue Vincenzo, e – non ricordando di averlo già incontrato – gli chiede se gli piacerebbe comprare un giocattolo.
"No, guarda, Santalfonso" – dice Vincenzo con impazienza, sbagliando il suo nome – "Ho da fare".
"Scusa un momento, amico".
"Cosa c'è?"
"Aspetta".
"Cosa vuoi?"
"Una parola, mi presteresti un paio di fiorini?"
"Oh si".
Poi gli chiede una sigaretta. Vincenzo è troppo educato per andarsene semplicemente, ma alla fine riesce a staccarsi, dicendo: "Se passo ancora da queste parti, ti vengo a trovare".
Santandrea risponde: "Fallo presto. Perché appena ho risolto, chi ci sta più in Olanda? Tempo un anno e sfondo in America, sfondo".
Vincenzo ride e corre fuori dalla stazione.
Nel buio, con solo poche luci in alto, vediamo una macchina che arriva ruggendo lungo un vicolo verso di noi. Ah, è Helse alla guida, con Vincenzo sul sedile del passeggero. Quindi, è uscita di corsa dalla sala d'attesa... ma è rimasta fino a quando lui non è uscito.
Gira l'angolo accanto a una casa con le tende di pizzo. Fiori bianchi crescono sul muro di mattoni. Questa non è la stanza in cui lavora. Lei ferma la macchina, scende e dice: "Vieni!" Indicando, aggiunge: "Il mare. Senti?" In effetti, sentiamo il fragore delle onde in sottofondo.
"Ah, il mare", conferma Vincenzo.
Cammina verso la casa. Vincenzo mormora tra sé: "Chissà dove mi ha portato questa?"
Lei si gira. "Vieni!" urla di nuovo, gesticolando verso di lui.
Lui la segue. Mentre lui gira l'angolo, lei entra nella casa e vediamo la luce nella finestra accendersi.
Lui entra in casa. Helse è in cucina.
"È tua questa casa?" chiede.
"Sì, mia casa".
"Ah, bella".
"No, non bella. Ma è mia casa".
Scarta un panino e gliene offre un po'. Lui dice che non ha fame, ma la incoraggia ad andare avanti e mangiare.
Accetta un bicchiere di grappa e fa un breve brindisi "Salute!" prima di berla. Lei strappa un pezzo di pane e ne mangia un boccone, uscendo dalla stanza.
Lui cammina per la stanza, osservando. Si ferma quando vede una cornice appesa al muro, attentamente illuminata. Contiene un gruppo di foto.
Helse torna nella stanza. "Quella è la mia famiglia" – dice indicando ciascuna delle foto – "Papà, mamma, fratelli. In guerra, tutti kaputt. Tedeschi. Kaputt".
Lei inizia ad andarsene, ma lui la raggiunge. Le mette le braccia attorno e la tira verso di sé. Si baciano brevemente, poi lei si tira indietro, indica su e dice: “Sopra”.
Camminano verso le scale e lei prende una coperta, spiegando in italiano: "Molto freddo qui".
Lui ride: "Ci sono abituato io".
Lei comincia a salire su per le scale, poi lo avverte: "Ehi! Attenzione la testa!" Proprio come lo aveva avvertito il caposquadra nella miniera.
Nella camera da letto, Helse tira fuori delle lenzuola pulite da un baule. Lui guarda fuori dalla finestra, dove le tende di pizzo sono mosse dalla brezza.
Ci sono due letti singoli nella piccola stanza, uno contro ogni muro. Lei indica prima un letto, poi l'altro e chiede: "Vuoi qui? O lì?"
"Per me, dove vuoi".
Lei si ferma a pensare per un minuto, poi dice: "Vieni ad aiutarmi". Spostano i due letti per unirli.
Lei comincia a fare il letto, ma lui la prende per un braccio e la tira verso di sè. Si abbracciano e lui la fa girare intorno. Ridono, felici della reciproca compagnia.
Lei calcia via le scarpe e improvvisamente perde qualche centimetro.
"Ehi" – osserva lui – "sei piccoletta, eh?"
Lei sorride e gli dà un bacio.
Si sdraiano sul letto e si abbracciano. Fermandolo per un minuto, lei si mette seduta e gli dice in olandese: "Nessun uomo è mai venuto in questa casa".
Ma lui non capisce: "Eh?"
"Mai uomo stato in casa mia", ripete in un italiano incerto.
La vista delle tende che ondeggiano ci avvisa che il tempo è passato.
Sentiamo Vincenzo urlare: "Aiuto! Aiuto! Tiratemi fuori!"
Helse si allunga e accende la luce.
Lei chiama il suo nome. Lui si siede e chiede: "Dove siamo?"
Gli mette una mano sul petto, sul collo, sulla spalla per confortarlo. Lui si guarda intorno, guarda Helse e finalmente, riconoscendola, dice: "Ma si può sapere cosa fai sveglia a quest'ora?"
"Ho fame", dice, unendo le dita e portandole alla bocca.
"Accidenti! Ma tu non puoi stare ferma neanche un momento!"
"Mangiare?"
"Sì, un po’ di fame ce l’ho anche io".
Lui inizia ad alzarsi, ma lei lo trattiene. "Vado io".
Lui la fissa mentre si alza e indossa una vestaglia. Lei gli sorride.
Lei scende le scale per preparare qualcosa da mangiare. Lui si mette a proprio agio nel suo angolo accogliente, con un pezzetto di carta da parati strappato accanto a lui.
Al piano di sotto, Helse sta preparando uno spuntino su un vassoio, con una forchetta, un coltello e un tovagliolo. Dietro di lei vediamo le foto di famiglia, ancora illuminate.
(Il ritratto di famiglia è un motivo comune nei film italiani. Qui vediamo Rosaria di Rocco e i suoi fratelli preparare un pasto alla luce di una lampadina nuda, sorvegliata dalla fotografia di famiglia.)
Come tocco finale, Helse prende un bel centrino di pizzo e lo mette sotto il piatto. Aggiunge la bottiglia di grappa. Quindi prende il vassoio e inizia a salire le scale, ma manca qualcosa. Musica romantica! Accende la radio.
Vassoio in mano, Helse va di sopra. Ma nella camera da letto si ferma, sorpresa.
Vincenzo è profondamente addormentato. Lei mette giù il vassoio e si inginocchia accanto a lui, coprendolo con la coperta. Gli accarezza leggermente la fronte, poi si sporge per chiudere la finestra e spegnere la luce.
Si accoccola su di lui a letto. Lo schermo si oscura.
FINE PARTE IV
Here is the link for Parte V of this cineracconto. A Vertigo grammar exercise about the film has been posted at the bottom of the final installment. Subscribe to receive a weekly email newsletter with links to all our new posts.
GLOSSARIO
si accoccola (accoccolarsi) – she snuggles
l'addetto (o/a/i/e) – the agent
affollata (affollare) – crowded (past participle as adjective)
l'un l'altra (o/a) – each other (Note: the plural would be variations on “gli uni con gli altre”)
annuisce (annuire) – she nods
appesa (appendere) – hung (past participle as adjective)
le arricciature (a/e) – the waves, curls
una banconota (a/e) – a bill (money)
un baule (e/i) – a trunk
il binario (io/i) – the platform (note: this can also mean train tracks)
un boccone (e/i) – a bite
il bordo (o/i) smerlato – the scalloped edge
una busta (a/e) – an envelope
carta (no change, generally) da parati – wallpaper
un centrino (o/i) – a doily
si china (chinarsi) – he bends over
ciascuna (o/a) – each
una cornice (e/i) – a frame
crescono (crescere) – they grow
divisa (a/e) – uniform
doppie (io/ia/i/ie) – double
il fragore (e/i) – the roar
giudicano (giudicare) – they judge
griglia (ia/ie) – grid
l’importo (o/i) – the amount
integrato (integrare) – supplemented (past participle as adjective)
una lampadina (a/e) – a light bulb
lenzuola (o/a) – sheets
mattoni (e/i) – bricks
mettere via – to put [something] away
mosse (muovere) – moved (past participle as adjective)
ondeggiano (ondeggiare) – they sway
un paravento (o/i) – a screen
un pasto (o/i) – a meal
pizzo (o/i) – lace
si precipita (precipitarsi) – he races
la roba (no change) – the stuff, things
raccolti (raccogliere) – gathered (past participle as adjective)
ruggendo (ruggire) – roaring
un ruggito (o/i) – a roar
saltano (saltare) – they leap
sbircia (sbirciare) – she peeks
scappa (scappare) – he runs off
scarta (scartare) – she unwraps
schivando (schivare) – dodging
si sdraia (sdraiarsi) – she lies down
seccatamente (seccare) – sharply, in an annoyed way
il sedile (e/i) – (transportation) seat
sfondo (sfondare) – I will make it big
per sicurezza – for good measure
sorvegliata (sorvegliare) – watched over (past participle as adjective)
spogliarsi – to undress
uno spuntino (o/i) – a snack
staccarsi – to detach, separate
strappa (strappare) – she tears off
tempo un (number can change) anno (o/i) – in a year
si tira (tirarsi) su (i capelli) – she puts up (her hair)
trascurando (trascurare) – disregarding
trattiene (trattenere) – she holds [something] back, blocks [something]
unendo (unire) – putting together
un vassoio (oio/oi) – a tray
un vicolo (o/i) – an alley