Regia: Roberto Rossellini, 1945
Manfredi è nell'altra stanza a essere torturato dalle uomini delle SS, e il maggiore Bergmann manda ora a chiamare Don Pietro. Il soldato arriva in cella; vediamo la sua ombra incombente sul muro.
Mentre lascia la cella, Don Pietro posa una mano sulla testa dell'austriaco per confortarlo. "Stia calmo, figliolo" – dice – "Cerchi di pregare".
Accovacciato sul pavimento, terrorizzato, l'austriaco nota qualcosa dall'altra parte della stanza. Si alza lentamente in piedi, guardando alcuni tubi in alto.
Bergmann dice a Don Pietro: "Nella sua abitazione abbiamo trovato questo materiale". Indica una scatola che tiene in mano.
Don Pietro la guarda brevemente. "Già".
"Il suo scopo evidente è quello di recare danno al Reich e alle sue forze armate!"
Don Pietro scuote la testa, con un sorriso tranquillo. "Il mio scopo non è esattamente questo”.
Il Maggiore sbatte la mano sul tavolo e si alza in piedi. Chiede con rabbia: "Come chiama un uomo il quale non solo fornisce documenti falsi e rifugio a italiani che preparano attentati contro i nostri soldati, ma dà asilo e aiuto persino a disertori tedeschi?!”
Con uno sguardo penetrante, il prete risponde: “Un uomo che umilmente cerca di esercitare la carità”.
“È un traditore che deve essere punito!”
“Sarà quello che Dio vorrà”.
“Allora mi ascolti bene. Il suo amico è alla testa di un'organizzazione militare della quale anche lei ha perfetta conoscenza. Se lei parlerà o convincerà il suo amico a fare lo stesso, non avrà compiuto altro che il suo dovere di prete e di cittadino. Le spiego il perché. Questi uomini che preparano attentati e sabotaggi contro le forze armate germaniche violano i diritti di una potenza occupante garantiti dai trattati internazionali. Sono perciò dei franchi tiratori e devono essere consegnati alla giustizia. Chiaro?”
“C'è però una difficoltà” – risponde Don Pietro – “Io personalmente non ho niente da dire. Perché non so nulla. Quel poco che so l’ho appreso in confessione e questi segreti devono morire con me. È la nostra disciplina”.
“Non mi interessa la vostra disciplina!”
“Ma interessa a qualcuno che è sopra di lei… e di me”.
“E allora convinca il suo amico a parlare!”
“Io credo che non sappia nulla di quello che lei sospetta”.
“Vorrebbe farmi credere che non conosce la sua vera attività, la sua vera identità?”
“Io so soltanto che è un uomo che aveva bisogno del mio modesto aiuto”.
“Ah, si? E allora le dirò io chi è quest'uomo. È un sovversivo, un senza Dio! Un suo nemico!”
La macchina da presa zooma sulla faccia di don Pietro. “Io sono un prete cattolico. E credo che chi combatte per la giustizia e la libertà cammini nelle vie del Signore”.
“Io non ho tempo da perdere. É deciso a non parlare?” Don Pietro guarda in basso e non dice nulla. “Non vuole nemmeno tentare di convincere il suo compagno? Si tratta di risparmiargli delle sofferenze che lei non può nemmeno immaginare”.
“Penso che sia inutile. E poi se è l'uomo che dice lei, sarà difficile convincerlo a parlare, non le pare?”
“Non si preoccupi. Parlerà”.
“Io non credo. Non parlerà”.
Il Maggiore Bergmann apre la porta della stanza che viene sistemata per torturare Manfredi, che è legato a una sedia. Vediamo una fiamma ossidrica accesa e un uomo con una frusta.
Bergmann fissa Don Pietro, sfidandolo a guardare. Lui guarda, come può, senza i suoi occhiali rotti.
"Ci vorrà un po' di tempo" – dice Bergmann a Krammer – "Venga a chiamarmi appena ci sono novità". Proprio in quel momento, bussano alla porta.
Entra un soldato e annuncia: "Il disertore si è impiccato, signore".
"Idiota!" esclama Bergmann con un sogghigno.
Don Pietro sembra insopportabilmente triste. Comincia a pregare in silenzio. Ma viene interrotto dalle urla di agonia di Manfredi.
Mentre aspetta, Bergman entra nel salotto degli ufficiali. Attraverso la porta aperta, il prete sente brevemente il suono di un pianoforte che suona la musica che si sentirebbe in un salotto borghese.
Bergmann si versa un drink. Annuisce a Ingrid, che siede con il braccio intorno a Marina.
Accanto al pianoforte, un ufficiale (Joop van Hulzen) siede su una sedia decorata. "Serata faticosa?" chiede a Bergman.
"Ho un tizio che deve parlare prima di domattina e un prete italiano che sostiene che il tizio non parlerà".
"E se non parla?"
"Ridicolo", risponde Bergmann, andando via.
"E se non parla comunque?"
"Questo significherebbe che un italiano è capace quanto un tedesco, che non c'è differenza tra il sangue di una razza di schiavi e quello di una razza superiore. Quale sarebbe il senso della nostra lotta?”
L'ufficiale risponde: "Venticinque anni fa guidavo le squadre delle esecuzioni in Francia. Anch'io credevo che noi tedeschi fossimo una razza superiore. Ma i patrioti francesi hanno scelto di morire piuttosto che parlare".
Bergmann sogghigna e gira le spalle. Ma l'ufficiale continua. "Noi tedeschi ci rifiutiamo di capire che il popolo vuole essere libero".
Bergmann si gira. "Hartmann, sei ubriaco!"
"Sì, lo sono" – annuisce – "Bevo ogni sera per dimenticare. Ma mi fa solo vedere più chiaramente".
A questo punto, tutti nella stanza sono in ascolto – tranne forse Marina, che sembra essere in uno stato di torpore.
"Tutto quello che siamo veramente bravi a fare è uccidere, uccidere, uccidere! Abbiamo disseminato tutta l'Europa di cadaveri. E dalle loro tombe sorge un odio inestinguibile. Quell'odio ci divorerà. Non c'è speranza".
"Basta!" – Bergman è infuriato – "Ti proibisco di continuare! Dimentichi di essere un ufficiale tedesco!"
Viene interrotto da Krammer.
"Ha parlato?" chiede il Maggiore.
"No, signore”.
Bergmann getta la sigaretta sul pavimento e lascia la stanza indignato.
Passando accanto a Don Pietro, che ha le lacrime agli occhi, Bergmann affronta uno dei torturatori. "Ebbene?" chiede.
"È impossibile, signore. Dobbiamo lasciarlo riacquistare un po' di forza".
"Impossibile! È troppo tardi per questo”.
All'interno della stanza, Manfredi è abbandonato su una sedia, coperto di abrasioni dovute al suo pestaggio. Il soldato gli tira su la testa, per dimostrare che è incosciente. Vediamo gli strumenti di tortura.
Un’iniezione lo rianima. “Io gliel'ho già detto” – gli dice il Maggiore – “ho molta stima per lei. E apprezzo molto, mi creda, questa prova del suo coraggio e del suo spirito di sacrificio, ma lei deve comprendere che non è più possibile continuare! Lei è un comunista. Il suo partito ha concluso un patto di alleanza con le forze reazionarie. Voi ora marciate insieme contro di noi. Ma domani, quando Roma sarà occupata – o ''liberata'' come dite voi – saranno ancora vostri alleati questi alti ufficiali monarchici?”*
*Durante l'occupazione tedesca, un'ampia gamma di gruppi politici italiani – dai comunisti ai socialdemocratici – è stata unita nella Resistenza. Il governo reale non era rappresentato, ma ha riconosciuto il Comitato di Liberazione Nazionale come l'organizzazione ombrello della Resistenza.
Don Pietro ascolta dall'altra stanza. “Io le offro di risolverlo questo problema. Mi dia i nomi dei generali. Mi metta in condizioni di arrestarli e io garantisco la libertà a lei e l'immunità agli uomini del suo partito. Dunque?”
In risposta, Manfredi gli sputa in faccia.
Furioso, Bergmann afferra la frusta e la usa contro Manfredi. Quando ha finito, uno dei torturatori esclama: "Continuate fino alla fine!"
Bergmann cammina per il suo ufficio, considerando il suo prossimo passo, mentre Krammer tempera con nonchalance una matita.
Ingrid entra in ufficio, un drink in mano. "Come va?" chiede con un sorriso, mentre Manfredi urla in agonia. "Te l'ho detto che non sarebbe stato così facile", dice in piedi sulla porta della stanza delle torture, guardando con un leggero sorriso.
Bergmann ha un'idea. Ordina agli uomini delle SS di portare il prete nella stanza con Manfredi.
“Guarda, Prete, guarda! Sei soddisfatto? Questa è la tua carità cristiana! Questo è il tuo amore per il tuo fratello in Cristo! Hai preferito vederlo ridotto così piuttosto che parlare?”
Mentre i tedeschi guardano, Don Pietro si avvicina a Manfredi, con le lacrime agli occhi.
Bergmann conclude: “Ma non sperare, prete ipocrita, di salvarti! Né di salvare i tuoi complici! Noi vi distruggeremo tutti! Fino all'ultimo!”
Ma per questi due uomini coraggiosi è come se i tedeschi non ci fossero affatto. Con un sorriso affettuoso, il prete dice: "Non hai parlato", permettendo a Manfredi di morire in una sorta di pace.
Don Pietro culla il volto di Manfredi nella sua mano e poi lo benedice.
“È finita!” dice a Bergman, sprezzante, le lacrime gli scorrono sulla faccia, e il tedesco fa un passo indietro. “Volevate uccidere la sua anima, avete ucciso soltanto il suo corpo! Maledetti!” – dice Don Pietro, scuotendo il pugno – “Maledetti!”
Spaventati, i soldati delle SS e Ingrid arretrano. “Sarete schiacciati nella polvere come dei vermi! Maledetti!” Poi si rende conto… “Mio Dio, che cosa ho detto?”
Si inginocchia davanti al corpo senza vita di Manfredi. “Perdono, Dio mio! Perdono!”
FINE PARTE XII
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GLOSSARIO
abbandonato (abbandonare) – collapsed (past participle as adjective)
affettuoso (o/a/i/e) – tender, affectionate
affronta (affrontare) – he addresses
ho appreso (apprendere) – I learned
asilo (o/i) – shelter, refuge
attentati (o/i) – attacks
non avrà compiuto (compiere) altro – you’ll have done nothing less
comunque – anyway
la disciplina (a/e) – the vow, protocol
divorerà (divorare) – it will devour
domattina – tomorrow morning
faticosa (o/a/i/e) – strenuous
una fiamma (a/e) ossidrica (ca/che) – a blow torch
fissa (fissare) – he stares
i franchi (co/ca/chi/che) tiratori (tore/trice/tori/trici) – the guerilla fighters (see link for specific reference)
una frusta (a/e) – a whip
una gamma (a/e) – a range
getta (gettare) – he throws
si è impiccato (impiccarsi) – he hung himself
incombente (incombere) – looming (present participle)
inestinguibile (e/i) – unquenchable
insopportabilmente – unbearably
legato (legare) – tied (past participle)
la lotta (a/e) – the struggle
marciate (marciare) – you work
una matita (a/e) – a pencil
il pestaggio (io/i) – the beating
posa (posare) – he lays, sets
una potenza (a/e) – a power
il pugno (o/i) – the fist
quanto – as much
recare – to bring
riacquistare – to regain
risparmiargli (risparmiare) – to save, spare him
schiavi (o/a/i/e) – slaves
lo scopo (o/i) – the aim
sfidandolo (sfidare) – daring
il Signore – the Lord, God
sistemata (sistemare) – set up (past participle)
un sogghigno (o/i) – a sneer
sostiene (sostenere) – he claims
sprezzante (e/i) – defiant
sputa (sputare) – he spits
tempera (temperare) – he sharpens
un tizio (io/i) – a fellow, guy
torpore – stupor
tubi (o/i) – pipes
umilmente – humbly
ci vorrà (volerci) – it will take, require (an amount of time)