Marty, Parte III

Regia: Delbert Mann (1955)

ENGLISH TRANSLATION

Quando Clara corre fuori dalla sala da ballo, Marty la segue. La trova su un balcone esterno, con una mano chiusa a pugno tenuta contro la bocca, come per tenere dentro i suoi sentimenti. Dietro di lei vediamo la sagoma di un palazzo, con la sua griglia di finestre illuminate e grosse torri sul tetto.

Marty si avvicina lentamente a lei e poi dice delicatamente: "Mi scusi, signorina, le piacerebbe ballare?"

All'inizio non risponde. Allora lui si avvicina un po' con un'espressione preoccupata. "Signorina?" Lei volta lentamente la testa verso di lui, poi sussulta, si mette le mani sul viso e posa il viso sul petto di lui, singhiozzando.

Marty si acciglia, incerto sul da farsi. Esitante e un po’ impacciato, alza le mani e le porta sopra le spalle di lei, facendo svolazzare le dita sulla sua schiena senza toccarla. Alla fine appoggia le mani sulle sue spalle, confortandola, cercando di farla sentire al sicuro.

Sulla pista da ballo, che è ancora piena di corpi in movimento, Marty chiede: "Vieni spesso qui?"

"Sono stata qui due volte. Una volta sono venuta con una mia amica e una volta da sola. L'ultima volta –" Si ferma.

Mentre ballano, girando lentamente con la musica e la folla attorno a loro, lei ricomincia: "Vedi la ragazza seduta laggiù con l'abito grigio?"

"Sì".

"Beh, l'ultima volta che sono stata qui, è lì che mi sono seduta. Sono stata seduta lì per un'ora e mezza senza muovere un muscolo. Ogni tanto un tipo si avvicinava a me e poi... cambiava idea. Non dimenticherò mai di essere stata seduta lì per un'ora e mezza con le mani in grembo. Poi ho iniziato a piangere e ho dovuto alzarmi e andare a casa". Aggiunge: "Ho iniziato a piangere molto ultimamente".

Marty la rassicura. "Piango molto anche io. Sono un grande piagnucolone".

"Questo è qualcosa di molto recente per me, scoppiare in lacrime alla minima cosa", spiega lei.

"Io piango tutto il tempo. Qualsiasi piccola cosa. Tutti i miei fratelli, i miei cognati, mi dicono sempre che sono un ragazzo di buon cuore. Non si diventa di buon cuore per caso. Se vieni preso a calci abbastanza a lungo puoi diventare un vero professionista del dolore. So esattamente come ti senti".

Lui continua: "E voglio anche che tu sappia che mi sto divertendo molto con te adesso e che mi sta davvero piacendo". E le offre una specie di complimento: "Vedi, tu non sei una cozza come pensi di essere”.

"Mi sto divertendo anch'io", dice lei con un sorriso.

"Quindi eccoti qui, perciò immagino di non essere un racchio così come penso di essere".

"Sei un ragazzo molto carino. Non so perché una ragazza non ti abbia scelto molto tempo fa".

Marty considera. "Non lo so neanch'io. Penso di essere un ragazzo molto carino. Penso anche di essere un ragazzo abbastanza intelligente, a modo mio".

Con gli occhi chiusi, come se stesse richiamando le parole da lontano, Marty continua: "Sai come me lo immagino: due persone si sposano, vivranno insieme quaranta, cinquant'anni. Quindi ci dev'essere di più di se loro sono di bell'aspetto o no. Ora tu mi dici che pensi di non essere così bella. Beh, mio padre era un uomo davvero brutto, ma mia madre lo adorava. Mi ha raccontato di come lei diventava così infelice a volte – come tutti, sai? – e lei dice che mio padre ha sempre cercato di capirla".

"Quando ero bambino, ero solito vederli a volte, seduti in salotto a parlare e parlare. Adoravo il mio vecchio perché era sempre così gentile. Questa è una delle cose più belle che ho nella mia vita. Il modo in cui erano mio padre e mia madre. E mio padre era un uomo davvero brutto. Quindi non importa se sembri un gorilla. Vedi, i racchi come noi... non siamo così racchi come pensiamo di essere".

Clara dice esitante: "Ho ventinove anni. Quanti anni hai?"

"Io... trentaquattro".

La macchina da presa allarga lentamente, finché la nostra coppia non è solo una tra le tante, ognuna con la sua storia. In sottofondo, la band continua a suonare, dolcemente e costantemente.

Un dito raggiunge un campanello per premerlo. Vediamo che è la madre di Marty.

Virginia risponde alla porta. "Oh, ciao, zia Teresa. Entra".

"Caterina è qui?" Teresa sta per invitare sua sorella a trasferirsi da lei.

"Non le abbiamo ancora detto niente. Pensavamo di lasciarlo a te”. Teresa si toglie il cappotto. "Pensavamo che l'avresti messa su com’eri sola e perché non viene a vivere con te. Perché in questo modo sembra che lei ti stia facendo un favore invece che noi la si stia buttando fuori, sai. E non sarà così crudele per lei”. Prende il cappotto di Teresa. "Ascolta: vuoi che io e Tommy restiamo qui con te?"

"No. Penso che sia un'idea migliore se tu e Tommy uscite. Altrimenti inizierà a litigare con te e tutti urleranno".

"Va bene".

Tommy entra nella stanza. "Ciao, zia Teresa".

"Ciao, Thomas".

Le loro voci provocano un grido di sfida da Caterina: "Chi c'è? Chi c'è?"

La vediamo incorniciata in una porta alla destra dell’inquadratura, mentre gli altri tre stanno nella nicchia all'estrema sinistra. La parete della sala da pranzo definisce la distanza tra loro. Virginia sembra essere lì per stare al sicuro.

Teresa risponde: "Sono io, Caterina. Come ti senti?"

"Ehi! Che ci fai qui?" Caterina mette le braccia attorno a sua sorella.

Attraverso la porta aperta, un seggiolone è in parte visibile.

Tommy osserva dal fondo della stanza mentre le sorelle si salutano. Ognuna indossa un abito scuro che si allunga fino alle caviglie.

"Sono venuta per vederti," dice Teresa. "Come ti senti?"

"Ho un dolore al fianco sinistro e la mia gamba pulsa come un tamburo", si lamenta Caterina.

"Oh, a me fa male la spalla", risponde Teresa, toccandola per enfatizzare.

“Ah! Anche a me fa male la spalla. E la mia anca e il mio braccio destro mi fanno così tanto male che non riesco a dormire. Oh, è una maledizione essere vecchi”. Si siede.

Teresa cambia argomento: "Abbiamo ricevuto una cartolina da mio figlio, Nicky e la sua sposa. Sono in Florida in un grande albergo in luna di miele!"

"Io ho ricevuto una lettera dal cugino di mio marito in Abruzzo," risponde Caterina. Poi aggiunge, sporgendo il mento come se fosse contenta di condividere alcune brutte notizie: "Sua madre è morta". Sta quasi sorridendo.

Virginia e Tommy sono a disagio, guardano il pavimento. Caterina ha altro da condividere: "Ricordi Emilio Di Giorgio che possiede un’osteria in Abruzzo? È morto".

Fa una pausa a effetto, poi continua: "Sai chi altro è morto?"

"Chi?"

"Sai, il vecchio che vive al piano di sopra in questa casa, un vecchio irlandese, sempre ubriaco. Ha preso la pleurite. È rimasto due settimane in ospedale, e ieri: morto!" Fa un ultimo gesto di soddisfazione.

"Mi piace venire a trovarti, Caterina, perché hai sempre delle notizie così allegre," dice Teresa, prendendo in giro sua sorella.

Teresa si alza dalla sedia e suggerisce: "Ehi, ragazzi, perché voi due giovani non andate al cinema? Tua madre e io facciamo le babysitter".

Virginia dice a Tommy: "Scendiamo dai Kaplan. Ci hanno detto di scendere".

"Certo", dice Teresa.

Tommy dice: "Mamma, saremo giù dai Kaplan se ci vuoi per qualcosa, va bene?"

Mentre escono, Tommy lancia un'occhiata preoccupata a sua zia.

Nel momento in cui la porta si chiude Caterina si lancia in una tirata contro la nuora. Mentre lei inveisce, Teresa attraversa la stanza per prendere un giornale. "Questa mattina, sento piangere il bambino, quindi mi sveglio. Vado nella loro stanza e quella ragazza sta agitando la mano verso il bambino. Ho detto: ‘Tu bruta! Non picchiare quel bambino! Quello è il figlio di mio figlio!’" Appoggia la mano sul suo petto per esprimere la sua preoccupazione.

Teresa ha guardato tranquillamente il giornale, aspettando il momento giusto. Adesso parla apertamente: "È anche il suo bambino".

Ma Caterina non la vede in questo modo. "Quello è il figlio di mio figlio Thomas".

"Ma non è il tuo bambino." Teresa posa il giornale e si dirige verso la sua sedia.

"Sai, mi ha lanciato una bottiglia di latte".

"Lo so, lo so".

"È una strega, quella, te lo dico! Ti ho detto cosa ha fatto ieri?"

"Che cosa ha fatto?"

"Lei mi ha dato il..." – si tocca l'occhio – "...malocchio".

Teresa esclama “Uffa!” e alza le mani in segno di protesta. Lei non ci crede. Ma Caterina insiste: "Oh, tengo un occhio aperto quando dormo. Perché lei entrerà nella mia camera e mi pugnalerà nel letto".

Mettendosi al lavoro, Teresa si sporge dalla sedia e dice: "Caterina, voglio che tu venga a vivere con me nella mia casa".

"Hm?" Non è sicura di aver sentito bene.

"Sai, Thomas e sua moglie sono venuti a casa mia oggi. Dicono che le cose non vanno bene in questa casa. Caterina, tuo figlio è sposato. Lascialo in pace. Vuole stare da solo con sua moglie. Non vogliono dietro nessuna vecchia".

"Mio figlio Thomas è venuto a trovarti questo pomeriggio? E ti ha detto che butterà sua madre fuori da questa casa?"

"Oh, Caterina, non farne un dramma. Voi tre e un bambino piccolo in tre piccole stanze. Sai che non va bene: una donna anziana che vive con un marito e una moglie. Due donne nella stessa cucina e la casa brucia".

Caterina si alza dalla sua sedia: "Quindi sono un vecchio sacco della spazzatura messo in strada, eh?"

Cammina verso la finestra e guarda attraverso le tende.

“Caterina! Non fare una tragedia! Vieni a vivere a casa mia dove sai che sarai più felice".

"Addolora che debbano fare questo".

"So che addolora".

"Questi sono gli anni peggiori, te lo dico io".

"Caterina, tu mi sei molto cara. Abbiamo pianto molte volte insieme. Quando il mio povero marito è morto" – fa il segno della croce – "sarei impazzita se non fosse stato per te. Ti chiedo di venire a casa mia perché so che posso renderti felice. Per favore, vieni a casa mia Caterina".

Ma sua sorella può solo rispondere con amarezza. "Questi sono gli anni peggiori, te lo dico". All'improvviso si gira e cammina verso Teresa, avvertendola: "Succederà anche a te! Ho paura di guardarmi allo specchio. Ho paura di vedere una vecchia signora con i capelli bianchi, proprio come le signore nel parco. Piccoli fagotti in scialli neri in attesa della bara".

"Ho cinquantasei anni. E cosa farò?" chiede, allargando le braccia. "Ho forza nelle mie mani. Voglio pulire. Voglio cucinare. Voglio preparare la cena per i miei figli. Sono un vecchio cane che si stende vicino al fuoco finché i suoi occhi si chiudono? Sono anni terribili, Teresa, anni terribili".

Si adagia sulla sua sedia, sconfitta.

"Caterina, ascoltami –"

Ma sua sorella la interrompe, sporgendosi in avanti e agitando il dito. Quasi urlando, avverte: "Succederà anche a te! Cosa farai se Marty si sposerà? Eh? Cosa cucinerai? Dove sono tutti i bambini che giocano nelle stanze? Dov'è il rumore?! È una maledizione essere una vedova! Una maledizione! Cosa farai se Marty si sposerà? Cosa farai?!" La sua voce è stridula. Teresa fissa la sorella infelice. Potrebbe condividere questa infelicità un giorno in futuro?

Finita la sua invettiva, Caterina affonda di nuovo sulla sedia. Guardando in basso, rassegnata, le mani incrociate in grembo. "Metterò le mie cose in una borsa, e verrò da te domani".

Torniamo alla Stardust Ballroom, Marty e Clara sono in cima alle scale, diretti all'uscita. Marty le dice di non preoccuparsi per sua sorella. Prenderanno solo una tazza di caffè e torneranno di nuovo a ballare insieme.

Facendo conversazione, Marty dice: "Insegni chimica. Divertente. Quale scuola?"

"Scuola Superiore Benjamin Franklin".

Sembra molto eccitato e parla a raffica. "Benjamin Franklin, dov'è? Brooklyn? Io sono andato alla Theodore Roosevelt proprio qui su Fordham Road. Ho un cugino che è un insegnante. Insegna latino. Vive a Chicago. Stava studiando per diventare prete, ma ha rinunciato”.

In fondo alle scale si ferma un momento per offrirsi di comprarle delle sigarette. Lei scuote la testa in silenzio e lui riprende il suo monologo, ignaro che lei non sia attenta.

Mentre scendono le scale Marty cammina davanti a Clara. Si ferma ogni tanto a guardarla. Lei ascolta attentamente, con un piccolo sorriso. Lui continua a parlare a raffica. "Ero abbastanza bravo alle superiori. Sembro un idiota ora, ma ero abbastanza bravo. Sono stato accettato al City College. Ho compilato la domanda e tutto, ma il mio vecchio è morto, quindi sono dovuto andare a lavorare".

In strada, mentre passeggiano, Marty continua a parlare, ad alta voce ed espressivamente. Clara sembra un terzo incomodo in questa conversazione tra Marty e se stesso. Alla fine lui inizia a parlare della morte di suo padre. Era il dicembre 1937: "Erano le due del mattino quando è morto. Suona il campanello e ho capito subito che qualcosa non andava perché la mia stanza è al piano terra nella parte anteriore, sai, e ho dovuto alzarmi dal letto per rispondere alla porta, sai..."

"C'era il signor Stern alla porta. Aveva una casa a circa un isolato di distanza da noi. Si è trasferito però”. Marty ha smesso di camminare e sta guardando in faccia Clara mentre continua la storia. "Il mio vecchio giocava a carte con lui e altri anziani. Era ebreo. Così ha detto: ‘Tua madre è a casa?’ Quindi ho capito subito che c'era qualcosa che non andava. Avevo solo diciotto anni, esattamente diciotto anni compiuti appena il mese prima. Così ho detto: ‘C'è qualcosa che non va, signor Stern?’ Ero in pigiama, sai? Così lui ha detto: ‘Marty, tuo padre è morto’. Mio padre è morto proprio mentre giocava a carte, proprio al tavolo. Ha avuto un attacco di cuore”. Marty si mette la mano sul petto per dare enfasi.

Marty inizia a camminare di nuovo, con Clara a fianco. Superano vetrine di negozi illuminate e un cinema, con la sua biglietteria e i poster per le attrazioni in arrivo. Il traffico ronza e rimbomba sullo sfondo.

All'improvviso si rende conto di qualcosa: "Ragazzi se sto parlando!" Poi nota qualcos'altro: ha camminato dalla parte sbagliata rispetto a lei.* "Scusami!" esclama, afferrandole le spalle mentre cambia posizione. "Non ho mai parlato così tanto in tutta la mia vita. Di solito tutti vengono da me e mi raccontano tutti i loro problemi. Bene, ora sto zitto e lascio che tu riesca a dire qualcosa".

*In quei giorni era la norma per un uomo che camminava con una donna prendere la parte più vicina al bordo del marciapiede per proteggerla dagli schizzi quando passavano le macchine.

Si mette le mani in tasca e riprendono la loro strada. Ma Clara non ha molta possibilità di parlare prima che lui si lanci in un'altra reminiscenza: "Sì... diciassette anni fa... cosa ho fatto per tutto quel tempo?"

La guarda camminare silenziosamente. "Beh" – dice, fermandosi a guardarla in faccia e allargando le braccia – "Eccomi di nuovo! Ti starò facendo impazzire! Quasi sempre con una ragazza" – spiega – "non riesco a trovare una parola da dire. Bene, ora sto zitto e ti faccio dire qualcosa. Perché di solito non sono così. Di solito io – Eccomi di nuovo!" – esclama, scuotendo le braccia per la frustrazione – "Non posso smettere di parlare. Sono su di giri, per l'amor del cielo. Penserai che io sia sbronzo".

In quel momento Clara capisce che Marty non è un cafone egocentrico. Quello che sta succedendo è che ha appena trovato qualcuno – lei, in effetti – con cui si sente totalmente a suo agio, e il fiume di pensieri e di sentimenti arginato che doveva condividere è esploso. Lei gli sorride con amore e tenerezza.

Lui comincia a camminare di nuovo e dice: "Beh, comunque, come ho iniziato a dire –" Lei lo guarda con un'espressione divertita. Lui solleva le mani in aria, gemendo.

Si gira verso di lei, scuotendo la testa. "Non riesco a fermare la mia bocca! Non è stupido questo?!” Clara gli sorride senza parole. Sembra luminosa.

Lui le dice: "Hai un bel viso, sai? Davvero, un bel viso".

"Grazie", dice lei semplicemente.

Lui le mette la mano sulla schiena per ricominciare a camminare. Sul bordo del marciapiede Marty le appoggia una mano sul gomito per guidarla mentre entrano in strada. Sono incorniciati da un palo della luce, un telefono di emergenza per i vigili del fuoco e la lunga insegna illuminata di Magnet Auto Stores – due persone abbracciate dalla città.

FINE PARTE III

ENGLISH TRANSLATION

Here is the link for Parte IV of this cineracconto. Subscribe to receive a weekly email newsletter with links to all our new posts.   


GLOSSARIO

  • si acciglia (accigliarsi) – he frowns

  • si adagia (adagiarsi) – she eases

  • affonda (affondare) – she sinks

  • allarga (allargare) – it (the camera) zooms out

  • allargando (allargare) – spreading

  • “per l'amor del cielo” – “for Pete’s sake”

  • sono andato (andare) a – I went to [a particular school]

  • arginato (arginare) – dammed-up (past participle as adjective)

  • le attrazioni (e/i) in arrivo – the coming attractions

  • la bara (a/e) – the coffin

  • il bordo (o/i) del marciapiede (e/i) – the curb

  • una borsa (a/e) – a bag

  • di buon cuore – good-hearted

  • butterà (buttare) – he will kick out

  • un cafone (e/i) – a lout

  • le caviglie (glia/glie) – the ankles

  • chiusa (chiudere) a pugno – closed in a fist (past paeticiple)

  • i cognati (o/i) – the brothers-in-law

  • ho compilato (compilare) – I filled out (past participle)

  • compiuti (compiere) – had a birthday, completed (past participle)

  • la domanda (a/e) – the application

  • ebreo (o/a/i/e) – Jewish

  • esploso (esplodere) – burst (past participle)

  • esterno (o/a/i/e) – outdoor

  • fagotti (o/i) – bundles

  • il fianco (co/chi) – the side

  • fissa (fissare) – she stares

  • gemendo (gemere) – groaning

  • “su di giri” – on a jag

  • grembo (o/i) – lap

  • la griglia (glia/glie) – the grid

  • ignaro (o/a/i/e) – unaware

  • incrociate (incrociare) – [hands] folded (past participle as adjective)

  • l’inquadratura (a/e) – the shot (cinematic term)

  • inveisce (inveire) – she rants

  • un isolato (o/i) – a block (of a city street)

  • litigare – to argue

  • una maledizione (e/i) – a curse

  • il mento (o/i) – the chin

  • la nicchia (chia/chie) – the alcove

  • un palazzo (o/i) – an apartment building

  • parla (parlare) a raffica – he talks non-stop

  • passeggiano (passeggiare) – they stroll

  • perciò – so, therefore

  • un piagnucolone (e/a/i/e) – a crier

  • il piano terra – the ground floor

  • picchiare – to strike, hit

  • la pleurite (e/i) – the pleurisy

  • posa (posare) – she puts [something] down

  • premerlo (premere) – to press it

  • preso (prendere) a calci – kicked around (past participle)

  • un professionista (a/a/i/e) – an expert

  • pugnalerà (pugnalare) – she will stab

  • pulsa (pulsare) – it throbs

  • qualcosa non andava (andare) – something was wrong

  • un racchio (io/ia/i/ie) – an ugly person

  • rassegnata (rassegnare) – resigned (past participle as adjective)

  • riprende (riprendere) – he resumes

  • la sagoma (a/e) – the silhouette

  • sbronzo (o/a/i/e) – loaded, drunk

  • scialli (e/i) – shawls

  • scoppiare – to burst

  • un seggiolone (e/i) – a high chair

  • singhiozzando (singhiozzare) – sobbing

  • sporgendo (sporgere) – jutting out

  • stridula (o/a/i/e) – shrill

  • superano (superare) – they pass

  • sussulta (sussultare) – she gasps

  • svolazzare – to flutter

  • le tende (a/e) – the curtains

  • tenerezza (a/e)– tenderness

  • “un terzo incomodo” – “a third wheel”

  • una vedova (a/e) – a widow

  • è venuto (venire) a trovarti (trovare) – he came to see you, to visit you

  • i vigili (e/i) del fuoco – the fire department

  • zitto (o/a/i/e) – silent