Regia: Keisuke Kinoshita (1954)
A casa di Mat-chan, suo padre e la signorina Oishi sono seduti sul pavimento, ai lati della porta. La signorina Oishi si asciuga le lacrime con un fazzoletto. Nell'angolo anteriore sinistro dell’inquadratura, Mat-chan culla la bambina.
L'interno della casa è buio. Ma sulla soglia della porta vediamo alcuni polli bantam, bianco intenso come se stessero sotto i riflettori. Questa famiglia impoverita dipende dalle uova di questi polli per mangiare. In sottofondo sentiamo una chitarra che suona quietamente l'inno cristiano "Quale amico in Cristo abbiamo".
Il padre di Mat-chan dice: "Lei è molto gentile, ma a meno che la bambina non muoia, non posso lasciare che Mat-chan vada a scuola. So che è difficile per lei... ma ora che sono vedovo, non so che altro fare".
Svolgendo la sua stoffa da trasporto, la signorina Oishi mette un oggetto brillante sul pavimento. "Mat-chan, questo porta pranzo ha un giglio sul coperchio. Usalo quando torni a scuola". Mat-chan sposta il suo peso mentre la bambina allunga il braccio per tirarle i capelli. Dà le spalle alla maestra, al padre e a quei polli fuori. "Aiuta tuo padre qui a casa", continua la signorina Oishi.
"Penserò a te a scuola" – dice, tra le lacrime – "Sei una ragazza così ammirevole".
"Continuava a chiedere quel porta pranzo" – dice suo padre – "Grazie". Si inchina e la signorina Oishi restituisce il gesto. "In ogni caso" – prosegue lui – "la bambina era prematura. Senza il seno della madre, non ha molte possibilità di sopravvivere. Starà meglio così. In una casa così povera come questa... in che felicità potrebbe sperare?"
Il padre di Mat-chan abbassa la faccia nella sua mano, mentre la signorina Oishi singhiozza di nuovo. Delusa dal fatto che non tornerà a scuola, Mat-chan accetta che la bambina sia la sua responsabilità. Continua a dare delle pacche amorevoli alla sua sorellina, confortandola, mentre la sua insegnante e il padre parlano.
Un primo piano ci mostra il nuovo porta pranzo col giglio, che ora forse non userà mai.
Dopo una dissolvenza, vediamo gli studenti andare a scuola a piedi sotto la pioggia battente. Un piccolo autobus si avvicina e si ferma.
La signorina Oishi esce, e viene salutata da lontano da un piccolo gruppo di ragazze: "Maestra! Maestra!"*
Lei si gira e le aspetta, in un'altra composizione semplice e bella: le forti verticali dei pali del telefono, i fili che si inclinano verso terra. Sullo sfondo, il profilo frastagliato delle montagne e la nebbia che aleggia creano ruvide fasce di buio e di luce.
*La signorina Oishi ora insegna nelle classi superiori e quindi viene chiamata ‘insegnante’. C'è, tuttavia, solo una parola per insegnante in giapponese: sensei. In linea con lo spirito della storia, i bambini continuano a chiamarla ‘maestra’ nel cineracconto.
Le ragazze hanno avvolto i loro kimono sopra le ginocchia per tenerli asciutti. I geta rialzati mantengono i loro piedi fuori dal fango.
Kotoe dice: "La sorellina di Mat-chan è morta".
"Oh, no!" sussulta la signorina Oishi.
"Mia nonna è andata a offrire le condoglianze, e il padre di Mat-chan era ubriaco. Continuava a piangere: ‘È meglio così’".
"Povera bambina".
Sotto l'incessante pioggia, l’insegnante conduce le studentesse a scuola.
La signorina Oishi arriva a scuola. Mette via il suo ombrello e altre cose. Esita un momento sulla soglia prima di entrare.
Entra, mette giù le sue cose sulla scrivania e saluta i suoi colleghi insegnanti. Qualcosa non va. Gli insegnanti parlano a bassa voce in piccoli gruppi, con espressioni inquiete.
Camminando verso la parte anteriore della stanza, la signorina Oishi tocca la schiena della sua amica per attirare la sua attenzione. "Cosa c’è?" chiede.
"Hanno arrestato il signor Kataoka".
"Cosa?!"
"La polizia è ancora qui”.
"Che cosa ha fatto?"
"Dicono che è un rosso”.
"Il signor Kataoka un rosso? Come può essere?"
Sulla porta appare il preside, con gli occhialetti, in giacca, gilet e cravatta: "Sarà presto rilasciato per mancanza di prove. È molto spiacevole".
"Com'è successo?" chiede qualcuno.
"Un suo amico insegnante a Onomichi stava riempiendo la testa dei suoi studenti con idee contro la guerra. Lui e i suoi alunni hanno stampato un'antologia, Semi d'erba. La polizia ha pensato che Kataoka ne avesse una copia".
La signorina Oishi parla. "Ho visto quell'opuscolo. Non mi è sembrato rosso".
"Dillo e penseranno che sei una rossa anche tu!" ammonisce il preside. Quattro facce la guardano con disapprovazione.
"Perché mai? Ho pensato che fosse ben scritto. Ho letto alcune delle storie alla mia classe. ‘La raccolta dell'orzo’, ‘Il camino del mercante di soia' e così via. Erano belle".
"È materiale pericoloso! Dove l'hai preso?"
"Una copia è stata spedita qui".
"Dov'è adesso?"
"Nella mia classe”.
"Per l'amor del cielo!" – esclama il preside e si precipita alla porta – "Svelta, fammi vedere dov'è!"
La signorina Oishi va con lui. Al suono della campanella, gli insegnanti raccolgono i loro materiali per andare a insegnare. Uno commenta: "Quello è stato uno spavento. Noi insegnanti dobbiamo essere patriottici".
Mentre la signorina Oishi è in attesa, il preside strappa ogni pagina da Semi d'erba, scritta dai ragazzi della scuola media di Onomichi, e la mette in un piccolo fuoco sulla sua scrivania.
"Che paura mi hai fatto prendere" – dice – "Credo che mi abbia tolto anni di vita".
La signorina Oishi guarda il libro in fiamme, forse riflettendo su cosa significhi per il suo paese e per il suo insegnamento. "Quale amico in Cristo abbiamo" suona in sottofondo, come a consolarla.
La canzone continua nella scena successiva. Nella classe della signorina Oishi, mentre i bambini alzano le mani e partecipano alla lezione, vediamo un primo piano di una sedia di legno vuota sotto un banco. In una voce fuori campo, sentiamo la signorina Oishi che legge una lettera che ha scritto:
Cara Mat-chan,
Ero così triste nel sentire della tua sorellina, ma queste cose succedono nella vita. Non smettere mai di amarla nel tuo cuore. Per favore, cerca di sentirti meglio.
Quando tornerai a scuola? Guardo ogni giorno il tuo banco vuoto e penso a te.
Ora sentiamo le voci in classe. La signorina Oishi chiede: "Chi riceve un giornale a casa?” Ogni mano si spara in alto, con un coro di "Hai!”
"E chi lo legge?” Alcune mani sono alzate. "Solo tre di voi? Chi sa cos'è un rosso?" I bambini si guardano l'un l'altro, incerti. "Nessuno, naturalmente”.
"Che ne dite di un capitalista?"
Una studentessa alza la mano. "È una persona ricca”.
"Hmmm... Per ora va bene. E cos'è un lavoratore?"
La signorina Oishi è stata chiamata nell'ufficio del preside. Lui rimprovera la giovane insegnante mentre cammina avanti e indietro davanti alla finestra con le tende bianche che si agitano nella brezza. La stanza è uno studio di linee verticali e angoli retti – i libri, la cornice della finestra, il disegno sul kimono di lei. All'esterno, dentro la griglia dei vetri delle finestre, il sole estivo splende sulle tegole curve del tetto.
"Il tuo defunto padre era mio amico. Ecco perché sono preoccupato. Riesci a immaginare il dolore di tua madre se ti mettessi nei guai?"
"Gli studenti sanno tutto di Semi d'erba e del signor Kataoka" – risponde lei – "Hanno chiesto perché sia stato arrestato".
"Allora tu dici semplicemente che non lo sai" – la istruisce lui pulendosi gli occhiali – "Bisogna stare attenti a quello che si dice di questi tempi. Proletariato, capitalisti... non si discute di queste cose con gli studenti!"
Per tutto il tempo lei ha guardato in basso, ma ora la sua testa cade ancora di più. "Starò più attenta", promette.
"Ti prego, fallo. Essere troppo schietta può solo farti male". Si rimette gli occhiali, terminando l'incontro.
In un'attenta composizione, incorniciata ancora una volta dalle fronde dei rami, guardiamo la signorina Oishi dall'alto mentre cammina per tutta la lunghezza dell’edificio della scuola, con "Quale amico in Cristo abbiamo" che suona in sottofondo. La metà inferiore dell'inquadratura è lo spazio fermo e vuoto del cortile della scuola. Oltre a questo, l'edificio scolastico, come la scuola elementare, è denso di motivi geometrici: le tegole del tetto inclinato, le assi orizzontali delle pareti e le lastre rettangolari di vetro, illuminate dall'interno.
"Maestra!" La signorina Oishi si gira. È Kotoe, con il suo kimono e i sandali zori, che tiene i libri in una stoffa da trasporto. "Si tratta di Mat-chan".
"Le hai dato la mia lettera?"
"L'ho portata a casa sua. C'era lì una strana donna. Ha portato Mat-chan a Osaka sul traghetto notturno". La signorina Oishi ansima. "Sta venendo adottata da parenti. Mat-chan ha pianto e ha detto che non sarebbe andata e si è aggrappata alle travi della casa".
"Suo padre all'inizio era calmo e mite, ma poi ha iniziato a schiaffeggiarla e a prenderla a pugni. Nessuno poteva fermarlo. Alla fine lei ha accettato di andarsene. Tutti piangevano. Anch'io ho pianto, quando sono andata a salutarla, ma Mat-chan non ha detto una parola".
La signorina Oishi prende il fazzoletto dal suo kimono e lo tiene agli occhi, piangendo.
Si allontana lentamente fino a girare dietro l'edificio, fuori dalla vista. Lo schermo diventa nero.
FINE PARTE VI
Note: The town of Onomichi – mentioned above, where a teacher was “filling his students' heads with antiwar ideas” – is located in the prefecture of Hiroshima. It is the site of a memorial to Allied prisoners of war who toiled under inhuman conditions in Japanese labor camps during World War II.
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GLOSSARIO
si è aggrappata (aggrapparsi) – she held on
aleggia (aleggiare) – it hovers
ammirevole (e/i) – admirable
‘per l'amor del cielo!’ – ‘for heaven's sake!’
angoli (o/i) retti (o/i) – right angles
ansima (ansimare) – she gasps
le assi (e/i) – the planks
la brezza (a/e) – the breeze
il camino (o/i) – the chimney
una chitarra (a/e) – a guitar
le condoglianze (a/e) – the condolences
così via – and so on
culla (cullare) – she cradles
defunto (o/a/i/e) – deceased, late
delusa (deludere) – disappointed (past participle as adjective)
erba (no change) – grass
il fango (go/ghi) – the mud
le fronde (a/e) – the leafy branches
gilet (no change) – vest
i guai (aio/ai) – the grief, troubles
l’inno (o/i) - the hymn
inquiete (o/a/i/e) – troubled, worried
l’insegnante (e/i) – the teacher (for higher grades, while ‘maestro/a’ is used for primary grades)
le lastre (a/e) – the plate, sheet
il mercante (e/i) – the merchant
mette (mettere) via – she puts [something] away
mite (e/i) – gentle
motivi (o/i) – patterns
gli occhialetti – the spectacles
oltre – beyond
opuscolo (o/i) – pamphlet
l'orzo (o/i) – the barley
parenti (e/i) – relatives
il pavimento (o/i) – the floor
il peso (o/i) – the weight
ti prego (pregare) – please, I beg you
prosegue (proseguire) – he goes on
pugni (o/i) – punches
la raccolta (a/e) – the harvest
retti (o/a/i/e) – right, straight
rialzati (rialzare) – raised (past participle as adjective)
stava riempiendo (riempire) – he was filling
riesci (riuscire) – you are capable of
i riflettori (e/i) – the spotlights
un rosso (o/a/i/e) – a Red, communist
salutarla (salutare) – to see her off
schiaffeggiarla (schiaffeggiare) – to slap her
schietta (o/a/i/e) – outspoken, frank, blunt
semi (e/i) – seeds
il seno (o/i) – the breast
la soglia (ia/ie) – the doorway
soia – soy
sopravvivere – to survive
si spara (spararsi) – it shoots up
uno spavento (o/i) – a scare, fright
spedita (spedire) – sent (past participle)
sposta (spostare) – she shifts
strappa (strappare) – he rips
sussulta (sussultare) – she gasps
svelta (o/a/i/e)– quick
tirarle (tirare) – to pull [something of hers]
le travi (e/i) – the beams
ubriaco (co/ca/chi/che) – drunk
l’un l’altro – each other
non va (andare) – it is amiss, wrong
vedovo (o/a/i/e) – widower
i vetri (o/i) delle finestre (a/e) – the window panes
una voce (e/i) fuori campo – a voice-over